Sullo stomaco della mia vita

Il quadro si stacca dalla parete
E tu ci rimani male
Mentre decidi se alzarti subito
Oppure più tardi

Aspettando ancora un po
Respirando ancora un po
Piangendo ancora un po
Prima di raccogliere
Tutti I tuoi frantumi

Le aquile ridono dei corvi fra il letame
I piccioni sognano d'essere corvi
Sopra il letame appena gettato
Le catene ci tengono legati
Sotto il pontile nascosto
Del Punto di Vista

Ho pregato Dio
Lui mi ha risposto
Lui mi risponde sempre
Ho pregato Dio, sì
Poi non l'ho più fatto
O forse lo faccio sempre
Ogni giorno
Senza sapere di farlo

Lui ha smesso di rispondermi, però
Forse perché pretende che io lo faccia
Con la consapevolezza necessaria
O forse mi ha risposto lo stesso
Ma sono io a non aver sentito
O forse sono questi giorni
Che restano sullo stomaco della mia vita
Come una cheesecake avariata

Se la vita mia vomita le giornate più pesanti
A me che cosa resta
Se non una coltre acidognola
E l'odore di bile fresca
Trapiantata nelle mie narici
Forse rimane Dio
Forse dovrei tornare a pregarlo
Come a lui piaceva che facessi

O forse dovrei
Anche solo farmi una doccia
E attendere la prossima giornata

Mentre una veranda si apre
La serranda scende
Tutto è meticoloso
Qualcuno scrisse
Che tutto è fatidico
Beh a quanto vedo
Non lo è abbastanza
Qui tutto è follia

Qui la follia ha tutto ciò per cui immergersi
In un bagno caldo con la schiuma alta
E I vapori dell'inverno
Generarsi sulla grande finestra
Che affaccia sul cortile

Dalla quale ti vedrò
Nuda e in lacrime
Fare a pezzi tuo padre
Con una motosega

Nel frattempo
Che non ricorderò più nulla
Mi specchierò
Nel buio di questa notte



Credits
Writer(s): Gabriele Scarpelli
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