Giallo
Seduto giù nel fango
Ho una spina nel mio fianco
Conseguenze della mente
Riaffioro dal mio fosso
Con la merda ancora addosso
Dissidente tra la gente
Mi ricorderò
Quell'estintore aperto in metro
E le notti trascorse
A scortare fuori i miei forse e i però
A te che accetti tutto quanto a mani basse
Paghi le tasse
Riempi le casse
Ti svuotan le tasche
A testa bassa sei il loro vitello che ingrassa
Andrai sicuramente avanti nella vita
Lecca pure i culi che io lecco la
Vita
Io c'ho la rabbia dentro
Vivo col cuore spento
Etica contro l'ideale frutto del malcontento
Fiori del male cresciuti nel chiostro di un convento
Però ricordo mio nonno la domenica mattina
Vestito d'orgoglio e in testa brillantina
Ad ammirare i traguardi di una vita in sordina
E specchiarsi sull'auto con la testa china
Mi ricorderò
Quell'estintore aperto in metro
E le notti trascorse
A scortare fuori i miei forse e i però
Io che sogno ancora e lo faccio in grande come un bambino
E mi cago addosso quando son di fronte a un bivio
E allora dimmi cazzo dimmi perché non rido
Se anche per sognare il prezzo che paghi è proibitivo
Fammi conti in tasca in base al mio vestito
Al mio lavoro alla mia auto
Al lavoro di chi mi ha concepito
E allora dimmi che valore ha un bicchier di vino
Potessi berlo ancora accanto a chi ormai è partito
Fingi di essere ciò che sei
E ti lamenti di accettare
Ma poi accetti di inveire contro agli dei
Ed è lì che ricordi di esser nato
Sotto l'ombra di un ciliegio in autunno
E come lacrime ghiacciate tra gli anelli di Saturno
Ti affanni a correre e scalpiti per arrivar primo
Orbitando freneticamente dentro ad un circuito
Che in fondo è chiuso come la ruota di un criceto
E per quanto ti sforzerai ad accettarlo
Sei un sordo
Che alle regole proprio non vuole dare ascolto
Mi ricorderò
Quell'estintore aperto in metro
E le notti trascorse
A scortare fuori i miei forse e i però
Mi ricorderò
Quell'estintore aperto in metro
E le notti trascorse
A scortare fuori i miei forse e i però
Ho una spina nel mio fianco
Conseguenze della mente
Riaffioro dal mio fosso
Con la merda ancora addosso
Dissidente tra la gente
Mi ricorderò
Quell'estintore aperto in metro
E le notti trascorse
A scortare fuori i miei forse e i però
A te che accetti tutto quanto a mani basse
Paghi le tasse
Riempi le casse
Ti svuotan le tasche
A testa bassa sei il loro vitello che ingrassa
Andrai sicuramente avanti nella vita
Lecca pure i culi che io lecco la
Vita
Io c'ho la rabbia dentro
Vivo col cuore spento
Etica contro l'ideale frutto del malcontento
Fiori del male cresciuti nel chiostro di un convento
Però ricordo mio nonno la domenica mattina
Vestito d'orgoglio e in testa brillantina
Ad ammirare i traguardi di una vita in sordina
E specchiarsi sull'auto con la testa china
Mi ricorderò
Quell'estintore aperto in metro
E le notti trascorse
A scortare fuori i miei forse e i però
Io che sogno ancora e lo faccio in grande come un bambino
E mi cago addosso quando son di fronte a un bivio
E allora dimmi cazzo dimmi perché non rido
Se anche per sognare il prezzo che paghi è proibitivo
Fammi conti in tasca in base al mio vestito
Al mio lavoro alla mia auto
Al lavoro di chi mi ha concepito
E allora dimmi che valore ha un bicchier di vino
Potessi berlo ancora accanto a chi ormai è partito
Fingi di essere ciò che sei
E ti lamenti di accettare
Ma poi accetti di inveire contro agli dei
Ed è lì che ricordi di esser nato
Sotto l'ombra di un ciliegio in autunno
E come lacrime ghiacciate tra gli anelli di Saturno
Ti affanni a correre e scalpiti per arrivar primo
Orbitando freneticamente dentro ad un circuito
Che in fondo è chiuso come la ruota di un criceto
E per quanto ti sforzerai ad accettarlo
Sei un sordo
Che alle regole proprio non vuole dare ascolto
Mi ricorderò
Quell'estintore aperto in metro
E le notti trascorse
A scortare fuori i miei forse e i però
Mi ricorderò
Quell'estintore aperto in metro
E le notti trascorse
A scortare fuori i miei forse e i però
Credits
Writer(s): Francesco Antonini
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