TYMAH

Nella nebbia che sta sotto al colle
Esaltante una torre che mostra la via
Neri nembi, che stagnano ancora
Sottraggono al coro di voci la scia
Né riverberi, spari, né colpi, né "salve"
Attorno non s'odono mica
Nei riflessi nel sangue si scorge quel ciglio che non si apria
Forse è il silenzio che canta
Forse il rumore zittisce, quello che so:
Non c'è un suono che dice
Ciò che succeda o che accada nel gretto ceto
Un uomo dichiara l'obiettività
Se ne parla narrando il suicidio
Perché per il trono diffamare le autorità
È uguale a firmare il destino
Dico di statue che non abbelliscono
Più i palazzi, perché vi comandano
Di', che n'è stato di quel crocefisso
Che abulici graziano e altresì condannano?
Dicerie strane atterriscono
Ché sepoltura conobbe cultura
Quando espongo la morte e tortura
La foschia censura con "sorte e fortuna"
Il direttore amusico del coro s'offre al servizio del re
Sente un "sì" ma non è
L'armatura lo fa soffocare, il "volere"
Dopo avere alzato il tono, è diventato "dolere"
Così il coro cantò basso il tenore vitale
Ed il pubblico spartito venne unico
Nessun libro parla dell'orchestrale
Che divenne ufficiale, ottenuto un timbro

A chi segue gli ordini reali sussegue reale disordine, è legge
Ma non sente gli ordigni regali il cieco reame di sordi, né legge
Squadra soltanto lo sguardo che mischia il mare di fatti
Che non ha fonti, e difatti
Squarta la mischia nel mare del soldo sottratto, finché non ha fondi
Woah, schiarisco la nebbia col canto
Un barlume che batte quel suolo
Fermò il dormiveglia del branco
Patisce il monarca quel suono
Si scrollan le bestie in letargo
E si scrutan per quello che sono

Alzati!
Apri gli occhi, fra, guarda lì
Sotto i balconi dormono i brilli-, ah no
Sopra i palazzi fosfori brillano
Nei palazzoni corrono i bimbi
Che giocavan, chi là fuori a palla
Chi killava a palla col mouse ed un Mauser
La nottata sentivano i grilli, mo i grilletti cantano in casa
Guardale!
Quelle madri che mandan giù lacrime
Così le figlie non piangono i padri
Che impugnano un ferro coi pugni di ferro
Che punta un soldato esanime
Entrambi pulsano freddo
È il sesto canto, ma è Grad, non è grandine
Vuoi vedere? Apri la porta- abbassati!
È una bomba, rilassati
Otto secoli di guerra, di fame
Di sangue versato su un campo di grano bruciato
Osservi la mia terra dall'alto e vedrai che è dorata
Ogni laura è immortale e lodata
Ci chiamano figli, propizi, fidi della Russia, ma non eravamo
Descritti come amici nei libri zaristi o dell'URSS ma coesistevamo
È lucido quel giovedì mattina, come urla lo Зміїний
Come luccica dall'alto cara Ірпінь
Non sono luci, ma soldati, madri e figli
Corpi bruciano, bombardano Франківськ
Qualche passo da Долина
Ma una profezia strangolò e freddò il terrore
Glorieranno i cittadini
A sventolare il bicolore, blu con oro
E sentirò gridare in coro, con onore, tutti:
Слава Україні!



Credits
Writer(s): Taras Solani
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