Serrina Real
Nananana
Nanana
Ya, ya
(Evrint)
Sbadiglio mentre torno a casa dalla topaia
La luna mi parla e mi immagino la sua faccia
Rido e schivo quei pensieri che mi rendono colpevole
E se sono ancora vivo è perché ho avuto un me-mentore
Due mosse sulla parete
La magnesite non tiene
Il gin in plastica fa schifo
E mi sono troncato un dito
Ma non voglio mollare adesso
No, no, no (Mi sono anche comprato le scarpette)
Mi son comportato da fesso, sempre col paletto fisso
Che un'idea merita tempo e non soltanto farci un disco
Spesso convinto che il rischio fosse parte del piano divino
E che Dio mi abbia sul cazzo tanto da dovergli un pompino
Poi bevo ancora e rifletto che siam nati con impegno
Ma l'arte nasce anche a getto e sono esponente di questo
Il movimento che scrive, legge e riflette
Sogno un paese migliore per chi verrà
Per chi viene e per chi c'è (Uh!)
Basta thè, che l'inverno è finito
E d'estate regna soltanto l'inferno che sta nel frigo
Il fegato accusa ogni scusa ed ogni paura
Perché rappresento l'incertezza pura
Ed ai fasci contro una razza: cultura contro ignoranza
Che se vedi da vicino capisci la sua importanza
Ogni luogo porta tradizioni
Ma sta a te poi scindere cattivi e buoni
Puoi inventarti storie o provare anche a fare breccia
Nel mentre guardami negli occhi e comprendi se sei all'altezza
Perché nonostante tutto Gesù Cristo mi ha premiato
Sono morto in paradiso e vivo come un condannato
E cazzo tene delle catene se la testa va oltre?
Io ci ho visto il mare, una nave nel porto
Parti di materia, molecole del cosmo
Ogni passo segna il passaggio da essere un seme ad un pioppo
E non mi intoppo
Nei concetti tra le righe
E non mi fotti
Ne con le rose o con le spine
E non mi sposto
Da sta posizione incline
A ridere di chi alla fine si omologa senza avere un fine
Parlo perché tu non mi racconti più niente
Non sono più quel selvaggio e tu non sei più fra le stelle
Leccherò le mie ferite come lecco la cartina
E se vorrai farmi un saluto mi trovi ancora in Serrina
Nanana
Ya, ya
(Evrint)
Sbadiglio mentre torno a casa dalla topaia
La luna mi parla e mi immagino la sua faccia
Rido e schivo quei pensieri che mi rendono colpevole
E se sono ancora vivo è perché ho avuto un me-mentore
Due mosse sulla parete
La magnesite non tiene
Il gin in plastica fa schifo
E mi sono troncato un dito
Ma non voglio mollare adesso
No, no, no (Mi sono anche comprato le scarpette)
Mi son comportato da fesso, sempre col paletto fisso
Che un'idea merita tempo e non soltanto farci un disco
Spesso convinto che il rischio fosse parte del piano divino
E che Dio mi abbia sul cazzo tanto da dovergli un pompino
Poi bevo ancora e rifletto che siam nati con impegno
Ma l'arte nasce anche a getto e sono esponente di questo
Il movimento che scrive, legge e riflette
Sogno un paese migliore per chi verrà
Per chi viene e per chi c'è (Uh!)
Basta thè, che l'inverno è finito
E d'estate regna soltanto l'inferno che sta nel frigo
Il fegato accusa ogni scusa ed ogni paura
Perché rappresento l'incertezza pura
Ed ai fasci contro una razza: cultura contro ignoranza
Che se vedi da vicino capisci la sua importanza
Ogni luogo porta tradizioni
Ma sta a te poi scindere cattivi e buoni
Puoi inventarti storie o provare anche a fare breccia
Nel mentre guardami negli occhi e comprendi se sei all'altezza
Perché nonostante tutto Gesù Cristo mi ha premiato
Sono morto in paradiso e vivo come un condannato
E cazzo tene delle catene se la testa va oltre?
Io ci ho visto il mare, una nave nel porto
Parti di materia, molecole del cosmo
Ogni passo segna il passaggio da essere un seme ad un pioppo
E non mi intoppo
Nei concetti tra le righe
E non mi fotti
Ne con le rose o con le spine
E non mi sposto
Da sta posizione incline
A ridere di chi alla fine si omologa senza avere un fine
Parlo perché tu non mi racconti più niente
Non sono più quel selvaggio e tu non sei più fra le stelle
Leccherò le mie ferite come lecco la cartina
E se vorrai farmi un saluto mi trovi ancora in Serrina
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