ROVINE
A quest'ora tu come me starai guardando la luna
Dico questo perché nei colori bruni dei crateri
Hai impresso la tua aria cupa
Ormai tra di noi l'unica nostra forma di linguaggio che dura
È diventata la distanza
La parola ha ceduto il posto alla simbologia segreta dell'assenza
E di te ora qualcosa torna
Come fosse opalescenza di una stella morta
Che ancora irraggia
Ma è qualcosa che non tocco
È solo essenza
Un reflusso di passato, un nome senza volto
Sai su questo mondo
Solo il ricordo è capace di fare ritorno senza partenza
E mentre io pensavo di averti consumata fino al nocciolo
Ora comprendo che del tuo ricordo
Come carne attorno all'osso
Qualcosa ancora avanza
Qualcosa radicato dentro come una pianta, nella mia pancia
Qualcosa di irrisolto
Qualcosa nel profondo
Sai, tu m'hai cosparso un po' del tuo veleno nel mio corpo
Ma tu non l'hai fatto di colpo
Ci hai messo tanto
Ogni goccia come una flebo mi entrava nella vena a ritmo lento
La tua è stata un'iniezione diluita nel tempo
Ma così come un qualsiasi insetto
L'attacco spesso è soltanto una forma di difesa
E tu non ti distanzi da questo, anzi
Tu attendi il primo passo falso della preda
Con la differenza che poi tu non uccidi
Ma modelli nelle tue mani
Come avessi un blocco di creta
Con l'unico scopo che poi tu non vuoi avere una meta
È facile capire che in un alveare
La mano non la puoi lasciare
Perché in natura ogni puntura fa male
Ma con le persone l'inganno è che si tratta di dialogare
E non sempre quello che uccide lo riconosciamo come tale
Amare diventa così tra i pericoli il più letale
L'incontro di due bocche ricorda uno scontro stradale
Lo schianto sai non accartoccia telai
Non fa rumore, se mai
In silenzio smuove le viscere con il sintomo di un odio che sale
Con il suono del piombo che tocca il fondale
E non c'è forma d'arte
Che sia poesia, parole sparse
Insomma una delle tante
Che possa rendere onore
A ciò che delle cose ha imparato a vivere senza far rumore
D'altronde è così che la memoria
Dirige le maree come fossero archi di un'orchestra
E oggi nelle mie idee
Si è fatta spazio la tua immagine
Seccata come colla tra due pagine, senza
Che io abbia scelto di recuperarti
Anzi avrei preferito rottamarti
Ma ciò che ci distingue dai metalli
È che noi umani continuiamo a vivere anche senza usarci
Dico questo perché nei colori bruni dei crateri
Hai impresso la tua aria cupa
Ormai tra di noi l'unica nostra forma di linguaggio che dura
È diventata la distanza
La parola ha ceduto il posto alla simbologia segreta dell'assenza
E di te ora qualcosa torna
Come fosse opalescenza di una stella morta
Che ancora irraggia
Ma è qualcosa che non tocco
È solo essenza
Un reflusso di passato, un nome senza volto
Sai su questo mondo
Solo il ricordo è capace di fare ritorno senza partenza
E mentre io pensavo di averti consumata fino al nocciolo
Ora comprendo che del tuo ricordo
Come carne attorno all'osso
Qualcosa ancora avanza
Qualcosa radicato dentro come una pianta, nella mia pancia
Qualcosa di irrisolto
Qualcosa nel profondo
Sai, tu m'hai cosparso un po' del tuo veleno nel mio corpo
Ma tu non l'hai fatto di colpo
Ci hai messo tanto
Ogni goccia come una flebo mi entrava nella vena a ritmo lento
La tua è stata un'iniezione diluita nel tempo
Ma così come un qualsiasi insetto
L'attacco spesso è soltanto una forma di difesa
E tu non ti distanzi da questo, anzi
Tu attendi il primo passo falso della preda
Con la differenza che poi tu non uccidi
Ma modelli nelle tue mani
Come avessi un blocco di creta
Con l'unico scopo che poi tu non vuoi avere una meta
È facile capire che in un alveare
La mano non la puoi lasciare
Perché in natura ogni puntura fa male
Ma con le persone l'inganno è che si tratta di dialogare
E non sempre quello che uccide lo riconosciamo come tale
Amare diventa così tra i pericoli il più letale
L'incontro di due bocche ricorda uno scontro stradale
Lo schianto sai non accartoccia telai
Non fa rumore, se mai
In silenzio smuove le viscere con il sintomo di un odio che sale
Con il suono del piombo che tocca il fondale
E non c'è forma d'arte
Che sia poesia, parole sparse
Insomma una delle tante
Che possa rendere onore
A ciò che delle cose ha imparato a vivere senza far rumore
D'altronde è così che la memoria
Dirige le maree come fossero archi di un'orchestra
E oggi nelle mie idee
Si è fatta spazio la tua immagine
Seccata come colla tra due pagine, senza
Che io abbia scelto di recuperarti
Anzi avrei preferito rottamarti
Ma ciò che ci distingue dai metalli
È che noi umani continuiamo a vivere anche senza usarci
Credits
Writer(s): Marco Filippa
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