Scisma (feat. NAMiD'A)
Trent'anni d'odio rinchiusi in una carcassa
Di cui dieci di miseria, dieci in lacrime e poi dieci di vendetta
Il mondo insegna la guerra poi batte cassa
Quindi fammi raccontare come ho dato al mondo quello che gli spetta
Lo spazio-tempo passa di fretta
Sono la parabola di un colpo vagante dentro una zona stretta
Ho una zetta di rovi che incastrano le dita
Mi si ritorcono contro rendendomi cenobita
Un vero uomo si misura dai tagli
Sulla faccia degli altri, però sono dettagli
Le tue ferite mi ricordano sbagli
Spiragli di giustizia dentro un mondo di abbagli
Guardami negli occhi e dimmi che non ho ragione
Quando dico che vessare il prossimo è l'unica opzione
Calpestare le ossa di chi si oppone
Guarda la differenza tra Escobar e Giovanni Falcone
Se c'è una cosa che ho imparato è il vuoto che mi ha causato
Realizzare che aiutare il prossimo è tempo sprecato
Depravato dalla vita, privato di un dolce fato
I santi muoion martiri, il male dorme beato
Storco le cornici, le cimici festeggeranno
Contorco radici i cui nemici sto sperperando
Chi sta mormorando, mi ha lasciato quest'eredità
Che medita danzando sulle note dell'eternità
Ribelle nei toni, nei testi e nei temi
Senza cognizione, contesti, mi temi
Pronuncio anatemi, spodesto sistemi
Scrivendo poemi un po' estremi e blasfemi
Vivere al margine conviene te l'ho detto
Dove il rispetto, proviene solo dal difetto
Dispetto al senso comune rendendolo infetto
Un po' troppo schietto, però mi spiace non la smetto
Polso e polso si parlano, tra le manette storte
Lasciano segni tracciati dai gesti sulle porte
Però mi sembra parossistico lasciare un luogo mistico
Soltanto perché un mistico è dualistico
Quanto è banale guardare costellazioni
Quando le costernazioni si fanno patemi a mani strette
Lui non la smette ed io raccolgo informazioni
Quando il volto del maligno vuole darti distrazioni
Non mi fido dello Stato, mi ha tradito troppe volte
Non si evolve e seda le rivolte contro le sue colpe
Sono folle e la mia rabbia ribolle stringendo colli
Di persone molli, persone senza più controlli
Si fidavano di tutto, tranne ciò che raccontavano
Si mangiavano il lutto per nutrire boschi d'abaco
Dal baco di quel frutto sanguinavano
Mandavano quel flusso botanico in una tanica che chiamano
Ed essa ti risponde, facendo quelle smorfie
Sulle sponde amorfe della morte e moralità orfane
A lei sembrava un gioco, però mi strappo gli arti
Dopo tutti gli altri e dopo ancora tutti questi scarti
Hanno una cosa in comune: davanti all'Honjo Masamune
Concio pelli dalle carnagioni chiare e scure
Tutte sotto lo stesso giudizio, che attizzo
Un indennizzo a determinare chi pagherà il pizzo
Di cui dieci di miseria, dieci in lacrime e poi dieci di vendetta
Il mondo insegna la guerra poi batte cassa
Quindi fammi raccontare come ho dato al mondo quello che gli spetta
Lo spazio-tempo passa di fretta
Sono la parabola di un colpo vagante dentro una zona stretta
Ho una zetta di rovi che incastrano le dita
Mi si ritorcono contro rendendomi cenobita
Un vero uomo si misura dai tagli
Sulla faccia degli altri, però sono dettagli
Le tue ferite mi ricordano sbagli
Spiragli di giustizia dentro un mondo di abbagli
Guardami negli occhi e dimmi che non ho ragione
Quando dico che vessare il prossimo è l'unica opzione
Calpestare le ossa di chi si oppone
Guarda la differenza tra Escobar e Giovanni Falcone
Se c'è una cosa che ho imparato è il vuoto che mi ha causato
Realizzare che aiutare il prossimo è tempo sprecato
Depravato dalla vita, privato di un dolce fato
I santi muoion martiri, il male dorme beato
Storco le cornici, le cimici festeggeranno
Contorco radici i cui nemici sto sperperando
Chi sta mormorando, mi ha lasciato quest'eredità
Che medita danzando sulle note dell'eternità
Ribelle nei toni, nei testi e nei temi
Senza cognizione, contesti, mi temi
Pronuncio anatemi, spodesto sistemi
Scrivendo poemi un po' estremi e blasfemi
Vivere al margine conviene te l'ho detto
Dove il rispetto, proviene solo dal difetto
Dispetto al senso comune rendendolo infetto
Un po' troppo schietto, però mi spiace non la smetto
Polso e polso si parlano, tra le manette storte
Lasciano segni tracciati dai gesti sulle porte
Però mi sembra parossistico lasciare un luogo mistico
Soltanto perché un mistico è dualistico
Quanto è banale guardare costellazioni
Quando le costernazioni si fanno patemi a mani strette
Lui non la smette ed io raccolgo informazioni
Quando il volto del maligno vuole darti distrazioni
Non mi fido dello Stato, mi ha tradito troppe volte
Non si evolve e seda le rivolte contro le sue colpe
Sono folle e la mia rabbia ribolle stringendo colli
Di persone molli, persone senza più controlli
Si fidavano di tutto, tranne ciò che raccontavano
Si mangiavano il lutto per nutrire boschi d'abaco
Dal baco di quel frutto sanguinavano
Mandavano quel flusso botanico in una tanica che chiamano
Ed essa ti risponde, facendo quelle smorfie
Sulle sponde amorfe della morte e moralità orfane
A lei sembrava un gioco, però mi strappo gli arti
Dopo tutti gli altri e dopo ancora tutti questi scarti
Hanno una cosa in comune: davanti all'Honjo Masamune
Concio pelli dalle carnagioni chiare e scure
Tutte sotto lo stesso giudizio, che attizzo
Un indennizzo a determinare chi pagherà il pizzo
Credits
Writer(s): Alessandro Berti, Anthony Gatto
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