Il sergente nella neve

Ora guardami marcire così come tu volevi
Era tutto un tuo piano, sei il villain che i fan vogliono
Dopo che venivo raccontavo Dostoevskij
Ti perdevi nella trama, io mi son perso nel tuo corpo
Sulla vetta del monte chi ci arriva scopre nulla
Pure per Dio è dura, così parlo Zarathustra
Mi manca la stesura ma in me già tutto esiste
E poi a fine scultura saprai quanto ero triste
Giochi nei miei incubi, passeggi come una fanciulla
Qualcosa ti turba, il tuo sguardo fa paura
Appassisce la natura, sei la morte fatta carne
Devo erigere le mura, il pericolo è immane
Mi giuri che è l'ultima e la storia si ripete
Sei una donna impudica, io per te mi farei prete
Il tuo male si estende, sorge nelle tue vene
Riserverò il seme a una come si deve
Ho bucato un pallone e l'ho tenuto
Qualcosa che è rotto non vuol dire sia morto
Ho pensato così a lungo al futuro
E l'ho sempre visto dannatamente corto
Tengo aperta la finestra perché fumo
Per quanto assurdo come vizio non è neanche il più assurdo
Tu non dirmi cosa fare, sono un duro
Detto tra me e me, sono solo e insicuro
Gli angeli stanno piangendo
Abbiamo fatto un disastro
Il desiderio più è intenso
Più ne sarai il suo schiavo
Ma il desiderio dov'è nato?
Tutto ciò che l'ha creato?
Io mi sono allontanato
Vicino a voi sono inadatto
Ti ho fatto degli scherzi e tu come Amaterasu
Ti sei indispettita e mi hai tolto la luce
Mi da fastidio sia davvero tutto falso
Tutto quel grande amore era a malapena un due
Pensavo davvero si superasse ogni caso
Magari un regalo, magari un abbraccio
Sei una dannata Kitsune e io sciocco come un asino
Perciò non ti biasimo, ognuno ha il suo fascino
L'attesa differisce assai dal momento atteso
I peccati te li porti e si fanno un mucchio denso
Mi ama solo chi mi accetta da maldestro
Al pranzo di famiglia mi sento così incompreso
Trivialità nascondono origine e fine
Pochi protagonisti, miliardi di pedine
Il sergente nella neve aveva freddo, fame e sete
Il più forte si rivede, un debole si arrende

(Andai a dormire in un capannone. Ma i posti migliori erano occupati e così mi allungai dietro i muli, in prossimità delle loro parti posteriori. Era tutto zeppo di artiglieri e di alpini e bisognava camminare sopra le loro membra. Cercavo di fare piano, di camminare leggero, ma pure qualche volta mi capitava di mettere i piedi su un arto assiderato, e allora erano urli e bestemmie. Ogni tanto dovevo uscire per dare il cambio e accertarmi delle vedette. Ero appena rientrato da uno di questi controlli, quando un artigliere, camminando nel buio, mi mise gli scarponi sul viso lasciandomi i segni dei chiodi sulla pelle. Così gridai anch'io con tutta la mia voce.)



Credits
Writer(s): Alex Ivan
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