Bolla di brodo

Bolla di Brodo, in gola un nodo,
voleva andare, andare via
da quella specie di prigionia,
da quei nemici di fantasia.

Fece un bottino delle sue cose,
chi lo derise mai più vedrà,
chi in qualche modo, ma senza scuse,
Bolla di Brodo rimpiangerà.

Le stesse mani, le stesse voci
corron veloci,
e appena furono le luci, i suoi amici
vennero a galla vicino a lui.

"Bolla di Brodo", dissero a modo,
"non ci lasciare senza di te.
Sappiamo bene del tuo dolore,
ma per favore, resta, perché...

... le stesse mani, le stesse voci,
un tempo atroci,
ora ti acclamano felici, e i tuoi nemici
nemici ora non sono più".

Vedevano venire a galla quella bolla
che vide chi lo rivoleva nella folla:
volevano vedere dove la bolla si fermava,
come ritornava, bolla di Brodo.

Fra un soffio e un grido, Bolla di Brodo
si librò in volo sopra di noi
per fare in modo che tutto il brodo
bollisca invano senza di lui.

"Poi come il dado ci sarà pure
laggiù nel brodo chi fa come me,
e come credo a ciò che sfido,
lasciate tutto così com'è.

Amici strani, forse nemici,
siete capaci?
Lasciate voi le superfici, venite a galla
e poi in aria assieme a me.

Le stesse mani, le stesse voci,
gli sguardi truci
ora volteggiano rapaci con le ali d'oro:
insegno loro la liber... la libertà".

Vedevano venire a...
ssshhh.
Volavano là sulle stelle, quelle bolle:
volevano veder le lune dalle spalle.
Il cielo si riempì di mille e più bolle,
come fosse un mare, al punto... di scoppiare



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