Il piromane di Lundo
Qualche anno fa,
dopo la morte di suo marito,
mia nonna ha conosciuto un altro uomo,
più giovane di lei.
La nonna Anna aveva già più di 70 anni e lui,
Lodovico, ne aveva oltre 60.
Ma era ancora un bell'uomo,
forte, robusto e con un fascino selvaggio.
Lodovico aveva passato oltre quarant'anni della sua vita
a spezzarsi la schiena come capo-cantiere
e aveva costruito praticamente tutta la riva veronese del Lago di Garda.
Era un tipo ruspante,
uno abituato alla vita del cantiere,
uno di quelli che quando devono pisciare
mollano la cazzuola e pisciano lì sul posto,
dove si trovano, davanti a tutti.
Il primo matrimonio di Lodovico era naufragato
perché aveva conosciuto una donna romena,
molto più giovane di lui,
che dopo poco tempo lo aveva lasciato
tenendosi la casa, il fienile e tutti i soldi.
Solo e frustrato, Lodovico non ha trovato altro conforto
se non nell'Alcool,
per colpa del quale una sera ha investito in automobile due passanti
e, non contento, ha dato fuoco al fienile di casa sua,
ormai di proprietà della sua ex romena.
Il problema è che Lodovico abitava a Lundo,
un piccolo paesino di montagna
a nord della parte trentina del Lago di Garda.
Lundo è fatto tipicamente di legno e roccia,
più legno che roccia,
e le case sono tutte vicine per mantenere meglio il calore.
Quindi, dando fuoco al fienile,
Lodovico ha inavvertitamente e repentinamente incendiato l'intero paese.
Non appena sono arrivati i vigili del fuoco,
la polizia e quindi la stampa,
Lodovico ha guadagnato un nuovo prestigioso soprannome:
Il piromane di Lundo.
Da qui la storia non è ben chiara
perché la nonna Anna è sempre stata reticente,
sappiamo solo che a Lodovico hanno ritirato la patente
e probabilmente deve aver anche passato qualche tempo in gattabuia.
Quello che è certo è che anni dopo queste vicende,
quando lo ha conosciuto,
mia nonna era felice con lui.
L'abbiamo improvvisamente vista rifiorire.
Facevano le scampagnate di nascosto in motorino,
senza patente ovviamente,
aspettando il cambio della guardia della municipale a torri del benaco
per sgattaiolare e tornare indietro.
Mia nonna si sentiva finalmente libera e spensierata,
Lodovico era il suo Marlon Brando,
e lei di contro si occupava di lui,
era persino riuscita a farlo smettere di bere.
Erano belli.
Erano vivi.
Erano innamorati.
Poi Lodovico ha cominciato a stare male,
forse per i troppi anni di alcolismo,
forse per la vecchiaia,
forse per la troppa libertà.
Piano piano si è affievolita la sua indole tenebrosa.
Ora è in ospizio a Bardolino e ogni tanto mia nonna lo va a trovare.
Un giorno aprendo il guardaroba di mia nonna
ho trovato una t-shirt verde e fucsia
con una fantasia anni '90
e dei buchi giganti qua e là.
La nonna mi ha detto che quella maglietta era di Lodovico
e che potevo prenderla,
tanto a lui non sarebbe più servita.
Quella maglietta bruttissima la porto spesso e con orgoglio.
E questa è la storia
di come il piromane di Lundo
ha fatto parte della mia famiglia.
dopo la morte di suo marito,
mia nonna ha conosciuto un altro uomo,
più giovane di lei.
La nonna Anna aveva già più di 70 anni e lui,
Lodovico, ne aveva oltre 60.
Ma era ancora un bell'uomo,
forte, robusto e con un fascino selvaggio.
Lodovico aveva passato oltre quarant'anni della sua vita
a spezzarsi la schiena come capo-cantiere
e aveva costruito praticamente tutta la riva veronese del Lago di Garda.
Era un tipo ruspante,
uno abituato alla vita del cantiere,
uno di quelli che quando devono pisciare
mollano la cazzuola e pisciano lì sul posto,
dove si trovano, davanti a tutti.
Il primo matrimonio di Lodovico era naufragato
perché aveva conosciuto una donna romena,
molto più giovane di lui,
che dopo poco tempo lo aveva lasciato
tenendosi la casa, il fienile e tutti i soldi.
Solo e frustrato, Lodovico non ha trovato altro conforto
se non nell'Alcool,
per colpa del quale una sera ha investito in automobile due passanti
e, non contento, ha dato fuoco al fienile di casa sua,
ormai di proprietà della sua ex romena.
Il problema è che Lodovico abitava a Lundo,
un piccolo paesino di montagna
a nord della parte trentina del Lago di Garda.
Lundo è fatto tipicamente di legno e roccia,
più legno che roccia,
e le case sono tutte vicine per mantenere meglio il calore.
Quindi, dando fuoco al fienile,
Lodovico ha inavvertitamente e repentinamente incendiato l'intero paese.
Non appena sono arrivati i vigili del fuoco,
la polizia e quindi la stampa,
Lodovico ha guadagnato un nuovo prestigioso soprannome:
Il piromane di Lundo.
Da qui la storia non è ben chiara
perché la nonna Anna è sempre stata reticente,
sappiamo solo che a Lodovico hanno ritirato la patente
e probabilmente deve aver anche passato qualche tempo in gattabuia.
Quello che è certo è che anni dopo queste vicende,
quando lo ha conosciuto,
mia nonna era felice con lui.
L'abbiamo improvvisamente vista rifiorire.
Facevano le scampagnate di nascosto in motorino,
senza patente ovviamente,
aspettando il cambio della guardia della municipale a torri del benaco
per sgattaiolare e tornare indietro.
Mia nonna si sentiva finalmente libera e spensierata,
Lodovico era il suo Marlon Brando,
e lei di contro si occupava di lui,
era persino riuscita a farlo smettere di bere.
Erano belli.
Erano vivi.
Erano innamorati.
Poi Lodovico ha cominciato a stare male,
forse per i troppi anni di alcolismo,
forse per la vecchiaia,
forse per la troppa libertà.
Piano piano si è affievolita la sua indole tenebrosa.
Ora è in ospizio a Bardolino e ogni tanto mia nonna lo va a trovare.
Un giorno aprendo il guardaroba di mia nonna
ho trovato una t-shirt verde e fucsia
con una fantasia anni '90
e dei buchi giganti qua e là.
La nonna mi ha detto che quella maglietta era di Lodovico
e che potevo prenderla,
tanto a lui non sarebbe più servita.
Quella maglietta bruttissima la porto spesso e con orgoglio.
E questa è la storia
di come il piromane di Lundo
ha fatto parte della mia famiglia.
Credits
Writer(s): Alessandro Mannucci, Francesco Roggero
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