Emilio de' Cavalieri, L'Arpeggiata & Christina Pluhar -
Cavalieri: Rappresentatione di Anima, et di Corpo
Rappresentatione di Anima, et di Corpo: Sinfonia
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
PROEMIO
Scena unica
Avveduto, e Prudenzio giovanetti.
Voi che all'aspetto mi parete sensato e prudente giovanetto, ditemi di grazia, che vi pare di questa vita mortale, che gli uomini pregiano tanto? In che concetto la tenete voi? Desidero il parer vostro: percioche' anch'io vorrei viver in modo, che giungendo al termine di essa, non mi trovassi, come a molti interviene, da falsa speranza ingannato.
Io non posso soddisfare a pieno al vostro desiderio, perché gli anni miei acerbi non comportano, ch'io in questo soggetto abbi veduto molto: pure per quanto ho possuto odorare di lontano, e per quello che ho imparato dagli uomini savii, che l'hanno con occhio accorto trapassata; mi pare, ch'ella sia una mostra, ed apparenza di vanita'; una bella veste, che ricopre le deformita' del corpo infermo: ed un erboso prato, che con le verdi gramegne nasconde il velenoso serpe. E voi, che diresti che ella fusse?
Io ancorche' inesperto, direi, ch'ella fusse un campo angusto, ma pieno di dure pietre: un bosco folto, ma pieno d'acute spine: un monte ombroso, ma pieno d'altissime rupi, ed in somma una gran selva, ma piena di selvatiche fiere.
Io la chiamarei una valle oscura di pianto: un fonte sterile di pensieri: un fiume torbido di lagrime: ed un mare procelloso di miserie.
Io ancora, se bene mi sono accorto, truovo che questa nostra vita è come la bolla nell'acqua, che subito manca: come il vapore nell'aria, che presto si consuma: e come il fiore, che su la siepe in un tratto languisce.
Io l'assomiglio ad una casa vecchia, che minaccia ruina: ad una torre alta fondata su l'arena: ad un arbore pieno di rami, ma senza radici.
A me pare una navicella senza governo: una vecchiezza senza bastone: un cavallo senza freno: ed un cieco senza guida.
Io la paragono ad un ordine confuso: ad una quiete travagliata: ad una fatica inefficace: ad una sanita' inferma: ed ad una ricchezza povera.
Dite pure ch'ella è una bellezza deforme: un onore infame: un'ambizione sollecita: un'altezza precipitosa: ed una nobilta' oscura.
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AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO
PRUDENZIO AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO PRUDENZIO
AVVEDUTO
A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600 Proemio
PRUDENZIO AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO
PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO
Aggiungete ch'ella è un sacco forato: un vaso intronato: uno specchio macchiato: ed un vetro rotto.
Non lasciate di dire, ch'ella è un amo d'oro con l'esca: un tribolo acuto, che fora: un pomo acerbo, che disgusta: ed un calice di vino, che inebria.
Anzi un viaggio pieno d'insidie: una citta' piena di discordie: un regno diviso: un principato tirannico: ed un peregrinaggio molesto.
Soggiungete ch'ella è un castello in aria: una nave in mezz'al mare: una nebbia inanzi al sole: ed un vento, che passa, e non torna.
Affermate di lei, e dite pure ch'ella è un gorgo cupo, dove molti si sommergono: un pelago stretto, dove molti pericolano: una mare senza porto, dove a gran rischio si passa.
Stimatela pure ch'ella sia una caverna di serpenti: una spelonca di ladri: una grotta d'assassini: ed un rifugio di malfattori.
Non vedete voi ch'ella è una piazza piena di rumori: una strada torta piena d'errori: ed un muro vecchio pieno di fessure.
Nominatela pure un giogo non soave: un peso non leggiero: ed una catena forte.
O come è vero ch'ella è una pece, ch'imbratta: un fango, che tiene: ed una polvere, che accieca.
Assicuratevi ch'ella è un deserto arenoso: una solitudine orrida: un paese inabitabile.
Non considerate voi, ch'ella si muta come la luna? che trapassa come un corriero? che va in giro come una ruota?
E' purtroppo chiaro, ch'ella è una citta' di sangue: una concupiscenza di carne: un compiacimento d'occhi: ed una superbia di cuore.
Chiamatela sicuramente un amor di pazzi: un desiderio di viziosi: un piacer d'appassionati.
Nominatela una mensa povera: una cisterna fessurata: un letto duro: ed un'arca vacua.
Assomigliatela ad una sirena che canta: ad una meretrice che lusinga: ad un mago ch'incanta.
Tenetela in concetto d'un dolor, che ride: di un riso che piange: d'un contento che si lamenta.
Ed io per dire il suo nome, dico ch'ella è una vita bugiarda: una vita morta: una morte, che spira: ed un inferno de' viventi.
Ed io vi concludo che questa miserabil vita altro non è che una pompa funebre di corpi vivi: un velocissimo corso alla morte: ed un nobile apparato, che si fa a' vermi.
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Proemio
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Ed in effetto a questa mondana vita le si possano dare tutti li titoli, e nomi piu' indegni, che tutti se li convengono benissimo.
Or ditemi, s'ella è cosi', onde nasce, che molti la tengono in tanta stima, e la gustano in modo tale, che non vorriano mai morire?
Questo nasce, perché i peccati gli hanno offuscata la vista, e messo un velo innanzi a gli occhi, talche' non possono comprendere la verita' delle cose: e percio' pigliando il falso per vero, e 'l male per bene vaneggiano in mezo a gli errori: ed intanto li s'avventa la morte, e li porta cola' dove si trovano non aver nelle mani altro che vento, anzi tormento, e pena.
Certo, che sono infelicissimi gli uomini, che cosi' vivono, poiche' sicuri dormono in uno errore di tanto pericolo. O quanto farebbono bene, se una volta si svegliassero da cosi' mortifero letargo!
O quanta, o quanta salute sarebbe alle genti, se si ponessero a considerare oltre la scorza, le miserie, ed imperfezioni di questa ingannevol vita! percioche' per troppo affezionarsi alle sue false bellezze, si scade (tremenda cosa), e non si vede, nei dolori dell'inferno, e nelle crude braccia della morte.
O qual felicita' saria di tutti, se da i sensi si alzassero dove è l'intelletto! e qui vedessero che non ricchezze, non piacere, non onore contenta il core in questa vita, ma solo il bene, ch'appresso a dio si trova: e scoprissero, ch'il tempo fugge a un batter d'occhi: e col vero consiglio apprendessero, che questa poca luce di vita in un momento tramonta: ch'il corpo co 'i sensi suoi sollecita ad ogn'ora l'anima all'amor del fango. Che il paradiso ne luce sopra il capo, Che l'inferno ne arde sotto i piedi, che il mondo vaneggiando ne inganna, e la vita lusingando n'occide. E che in effetto qualunque contra gl'insulti dell'inimiche tentazioni virilmente in terra combatte, eterne, e gloriose corone acquista nel cielo.
PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO
AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600 Proemio
PRUDENZIO
E' verissimo. E perché la scienza, e cognizione di quanto è stato da voi detto è importantissima, dipendendo da quella la somma di tutte le cose; da qui e', che alcuni s'hanno preso per carico di mettercela inanzi a gli occhi. Ed ecco che or ora in questo luoco ci verra' rappresentato un vivo, e stupendo esempio, che mostrera' esser vero, quanto abbiamo concluso. E si vedranno venire innanzi le cose istesse, le quali sotto figura di persone umane apparendo, mentre con le nuove e strane immagini dilettaranno, nell'istesso tempo serviranno per una idea, dove ciascuno mirando puotra' formarsene un ritratto nel core, nel quale riconosca chiaramente, che questa vita, questo mondo, queste terrene grandezze sono veramente polvere, fumo ed ombra: e finalmente poi che non ci è altro di fermo, ne' di grande che la virtu', la grazia di dio, e 'l regno eterno del cielo. Ma ecco ch'un vecchio per dar principio alla cosa, se ne vien fuori. Cediamo il luoco, ed appartiamoci.
Cosi' facciamo.
AVVEDUTO
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Atto primo Rappresentazione di Anima, e di Corpo
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TEMPO
ATTO PRIMO
Scena prima
Tempo solo.
Il tempo, il tempo fugge, la vita si distrugge;
e gia' mi par sentire l'ultima tromba, e dire: uscite da la fossa ceneri sparse ed ossa; sorgete anime ancora, prendete i corpi or ora; venite a dir il vero,
se fu miglior pensiero servire al mondo vano, o al re del ciel soprano?
Si' che ciascun intenda,
apra gli occhi e comprenda,
che questa vita è un vento,
che vola in un momento;
oggi vien fore,
doman si more;
oggi n'appare,
oman dispare;
faccia dunque ognun prova,
mentre il tempo le giova,
lasciar quant'e' nel mondo, quantunque in se' giocondo;
ed opri con la mano, opri col core, perché del ben oprar frutto è l'onore.
Scena seconda
Questa vita mortale,
per fuggir, presto ha l'ale:
e con lei tal fretta passa,
ch'a dietro i venti, e le saette lassa.
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto primo
Veloce il giorno, e ratto
corre a la notte: e a un tratto
dispar la state, e 'l verno,
tal che da un punto sol vassi a l'eterno.
Il tempo che non dura,
ci logra e ci misura:
ahi come in un momento
da' il ciel la vita, e se la porta il vento!
Ma la vita ch'e' breve,
il saggio odiar non deve;
per cio' che il tempo corto
fa giunger tosto al desiato porto.
Scena terza
Intelletto solo.
INTELLETTO
Ogni cor ama il bene, nessun vuol stare in pene: quindi mille desiri, quindi mille sospiri,
e riso insieme, e lutto
si sentono per tutto.
Ed io che 'l ben tant'amo, dal cor profondo chiamo, ahi chi potrar saziare quelle mie voglie avare?
La ricchezza? No, no che me saziar non po': l'onor? Ma che mi da', se piu' bramar mi fa?
Piacer? Ma che mi giova, se mi da' sete nova?
Una cosa io vorrei,
che sola puo' saziar gli affetti miei:
vorrei nel cor impresso
quel ben ch'ogn'altro ben chiude in se' stesso: vorrei se tanto desiar mi lice,
essere in ciel con dio sempre felice.
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Atto primo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
CORPO ANIMA CORPO ANIMA CORPO ANIMA CORPO ANIMA CORPO ANIMA
Scena quarta
Corpo, ed Anima.
Anima mia che pensi? Perché dogliosa stai, sempre traendo guai?
Vorrei riposo e pace; vorrei diletto e gioia, e trovo affanno e noia.
Ecco i miei sensi prendi. Qui ti riposa, e godi
in mille vari modi.
Non vo' piu' ber quest'acque, che' la mia sete ardente s'infiamma maggiormente.
Prendi gli onor del mondo, qui gioir quanto vuoi, qui saziar ti puoi.
No, no, ch'io so per prova, con quanto assenzio, e fele copre il suo falso mele.
Alma d'ogn'altra cosa tu sei piu' bella e vaga: in te dunque t'appaga.
Gia' non mi feci io stessa: e come in me potrei quetar gli affetti miei?
Lasso, che di noi fia!
Se ritrosa sei tanto, starenci sempre in pianto?
Questo no, se m'ascolti, e se meco rimiri
a piu' alti desiri.
Terra, perché mi tiri
pur alla terra? Or segui il voler mio, ed amendue riposeremci in dio.
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Atto primo
CORPO
Ahi! Chi mi da' consiglio? A qual di due m'appiglio? L'anima mi conforta.
Il senso mi trasporta.
La carne mia mi tenta, l'eterno mi spaventa: misero che far deggio? Attaccarommi al peggio? No, no che non è giusto per un fallace gusto,
per breve piacer mio,
perder 'l ciel, la vita eterna, e dio. Sicche' ormai alma mia,
con teco in compagnia
cercaro' con amore
il ciel, la vita eterna, e 'l mio signore.
Scena quinta
Il ciel clemente ogn'or grazia e favore qua giu' versa, e comparte:
apre la man divina il gran signore,
e le sue grazie imparte:
alme, ch'in terra ricevete il dono,
benedite il signor, perch'egli è buono. Benigno ha il volto, il fronte ogn'or sereno,
risguarda, ode e risponde:
ha pietosa la man, paterno il seno,
e i falli altrui nasconde,
castiga lento, e presto da' il perdono: benedite il signor, perch'egli è buono.
Fate festa al signore organi e corde, timpano, cetre e trombe,
il salmo, e l'inno in armonia concorde, alto col suon rimbombe:
canti ogni lingua e dica insiem col suono benedite il signor, perch'egli è buono.
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Atto secondo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
ATTO SECONDO
Scena prima
Sinfonia.
Benedite il signore perch'egli è buono.
Scena seconda
Consiglio.
La nostra vita in terra
altro non è che guerra: ch'aspri nemici intorno
ci stan la notte e 'l giorno: e con arte e inganno spesso cader ci fanno:
il mondo si fa bello
col vetro e con l'orpello:
la carne con mal'opre
i vermi suoi ricopre:
e questa vita ancora
il suo cenere indora,
si' che al soldato eletto
armisi il fronte, e 'l petto;
di fe' prenda la maglia,
e venga a la battaglia
che ogn'uom, ch'a cio' s'e' dato, bisogna esser tentato:
ma felice chi strinse
il suo nemico e vinse,
che in premio se li dona
nel ciel scettro e corona.
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CONSIGLIO
A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto secondo
Scena terza
O quanti errori, e tenebre l'umane menti ingombrano! O in quanti abissi giacciano i cor, ch'ogn'or vaneggiano!
Perché tra fango, e polvere
il cor de l'uomo tant'avido va ricercando il giubilo, che solo in ciel rinchiudesi?
Mirate o menti cupide
del ciel le fonti limpide, e del mondo impurissimo lasciate l'acque torbide.
Qual incanto, qual fascino il cor vi preme e occupa prender per cibo il tossico, e dar la morte a l'anima?
Scena quarta
Piacere, con due Compagni; Corpo ed Anima.
PIACERE
Chi gioia vuol, chi brama gustar spassi e piacere mentre il tempo lo chiama. Venga, venga a godere, getti gli affanni suoi. Corra a gioir con noi.
Gli augelli pargoletti, cantan su gli arbuscelli: i pesci semplicetti guizzano pei ruscelli,
e invitano al piacere con numerose schiere.
Ridono i prati erbosi,
c'han coloriti i manti;
le selve e i boschi ombrosi son lieti e festeggianti: ogni piaggia fiorita
a l'allegrezza invita.
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Atto secondo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
A questi suoni e canti. Alma, muover mi sento. Come la foglia al vento.
Come ti cangi presto? Sta' forte e non temere, quest'e' falso piacere.
O canti, o risi, o graziosi amori. Fresch'acque, prati molli, aure serene, grate armonie, che rallegrate i cori, conviti, paste e saporite cene,
vesti leggiadre, e dilettosi odori, trionfi e feste d'allegrezza piene, diletto, gusto, giubilo e piacere,
beata l'alma, che vi puo' godere.
Non vi cred'io no, no!
Li vostri inganni io so:
tutte le vostre cose
che paion dilettose,
al fin son tutte amare.
Beata l'alma, che ne sa mancare.
Cacciate via i pensieri torbidi, tristi e neri. Aprite, aprite il petto al piacer e al diletto, aprite, aprite al core a la gioia e a l'amore, dolce diletto. Ch'allagra il petto, soave ardore.
Gioia del core.
Via, via false sirene.
Di frodi, e inganni piene,
il fin del vostro canto,
occupa sempre il pianto:
ogni diletto è breve.
Ma quel, ch'affliggera', finir non deve.
Or poi che non vi aggrada la lieta compagnia.
Ce n'andarem per strada, dov'altri ci desia:
che per aver contento verranno a cento, a cento.
CORPO
ANIMA PIACERE E COMPAGNI
ANIMA
PIACERE E COMPAGNI
ANIMA
PIACERE E COMPAGNI
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Atto secondo
CORPO ANIMA
ANIMA
RISPOSTA ANIMA RISPOSTA ANIMA RISPOSTA ANIMA RISPOSTA ANIMA RISPOSTA ANIMA RISPOSTA
ANIMA
ANGELO CUSTODE
Scena quinta
Corpo, ed Anima, e risposta dal cielo.
Non so s'e' stato ben
lasciar tanto piacere, ch'il mondo tiene.
Vo' dimandarne al cielo ch'il ver mai non nasconde. Vediam quel che risponde.
Ama il mondan piacer l'uom saggio, o fugge?
Fugge. Vano. Piacere. Ama. Dio. Vero.
Che cosa è l'uom, che 'l cerca e cerca invano? Chi da' la morte al cor con dispiacere?
Come la vita ottien chi vita brama?
Ama del mondo le bellezze, o dio?
Dunque morra', chi 'l piacer brama: è vero?
Or quel, ch'il ciel t'ha detto
ecco io raccolgo intero:
fuggi vano piacer, ama dio vero.
Scena sesta
Angelo custode, Anima, Corpo, e Coro.
Fortissimi guerrieri
che gli nemici alteri
avete discacciato,
m'ha qui 'l signor mandato, ch'in ogn'impresa forte
il cor vi riconforte.
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Atto secondo
ANGELO CUSTODE
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Altra pugna vi resta
faticosa e molesta,
ma non temete punto,
che son per voi qui giunto. E in ogni caso strano
vi porgero' la mano.
Altri doman le fiere.
Altri trionfan delle genti altere,
ma sopra ogni guerriero,
fort'e' chi vince il senso lusinghiero.
Scena settima
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Mondo, e Vita mondana. Corpo ed Anima, Angelo custode, Coro.
CORPO
ANIMA ANGELO CUSTODE
MONDO
Io son, io son il mondo, che di grandezza abondo: e 'l braccio mio stupendo in ogni parte stendo: miei son tutti tesori,
tutti gli argenti e gli ori.
Le superbe ricchezze, le famose bellezze,
i principati degni,
i poderosi regni:
chi mi vorra' servire
e dov'io vo' venire, con molto suo diletto, gran cose li prometto.
Alma, gran cose intendo; se 'l mondo dice il vero, vorrei mutar pensiero.
Ed anch'io sto pensando, s'insieme potess'io servire al mondo, e a dio.
Non si puo' aver due cori, e servire due signori, ch'uno in un modo regge, l'altro ha contraria legge; servite solamente
a dio signor possente.
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MONDO
Atto secondo
ANGELO CUSTODE
ANIMA
MONDO
ANIMA
Quanto intorno ha la terra, quanto il mar cinge e serra, e dove il ciel si stende, tutto da me dipende:
tutto nel seno accoglio,
e lo dono a chi voglio.
VITA MONDANA
Io son la cara vita
tanto da voi gradita.
Bella, vaga e vezzosa, allegra, e baldanzosa,
che con prontezza dono, quant'ho di bello, e buono;
se voi servir volete
al mondo che vedete,
vi daro' con amore
de la mia vita il fiore;
vi daro' lunghi i giorni,
e d'allegrezza adorni:
state aspettando forsi, quando sian gli anni scorsi? Quando la chioma imbianca, quando la vita manca?
Non e', chi bene attende, tutt'or quel che risplende: servite pure adesso
a dio, che v'e' concesso: che diman poi, chi sa quel che di voi sara'? Alma, al nemico ardente, rispondi arditamente.
Io che porto con me l'imagine del re,
io fatta con onore,
simile al mio fattore,
c'ho da far'io col mondo, che passa, e cade al fondo?
Miratemi a l'aspetto,
io do quel che prometto: prendete il ben presente, vivete allegramente.
Io che son spirto, e mente, che dura eternamente, c'ho da far con la vita che tosto fa partita?
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Atto secondo
MONDO ANGELO CUSTODE
CORPO MONDO CORPO
ANGELO CUSTODE VITA MONDANA CORPO
ANGELO CUSTODE
ANIMA E CORPO
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Te n'avedrai ben tu, se ne contrasti piu'.
Questo malvagio ingrato è fango inorpellato! Questa falsa e lasciva, è morte, che par viva!
Or venga, e vegga il mondo quel ch'e' la vita e 'l mondo. Spoglia quest'empio e vede quel che il tuo cor non crede.
Metti giu' questa spoglia, c'ho di veder ti voglia.
Ahi, l'angelica forza
per qual cagion mi sforza?
O come il mondo tutto
e' poverello e brutto!
Ben ti conosco ai panni.
Non piu', non piu' di nuovo m'inganni.
Oh miseri amatori,
ch'al mondo date i cori,
mirate quanto è vile
quel ch'a par gentile:
e quanto è trista sorte
abbracciar quel che vi conduce a morte.
Dispoglia anco costei. Ohime', che non vorrei.
Ahi miserabil sorte! Dunque la vita è morte? Dunque l'umana vita
e' morte rivestita?
Poi ch'avete scoperto l'inganno ricoperto, con disdegnosa mano cacciateli lontano.
Via via, mondo fallace,
via via, vita fugace,
ite a trovar gli sciocchi, c'hanno abbagliati gli occhi: o quanta nebbia e ombra
gli occhi mortali ingombra!
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Atto secondo
Scena ottava
Angelo Custode, Anima, e Corpo; ed Angeli nel cielo, che s'apre.
ANGELO CUSTODE
Al forte vincitore
e' debito l'onore,
l'onor, ch'e' apparecchiato nel ciel, che fa beato:
si' ch'ormai da la terra, c'avete vinta in guerra, volgete il cor e 'l viso,
e i passi al paradiso.
UNO DEL CORO
DUE DEL CORO
ANGELI
Venite al ciel diletti,
venite benedetti,
che queste sedi belle
furon fatte per voi sopra le stelle: lasciate pur la terra,
dov'e' perpetua guerra:
salite al ciel con volo glorioso, dov'e' pace e riposo,
dove senz'alcun velo
si vede il re del cielo.
Scena nona
Dopo brevi sudori
poter dal caldo e 'l gelo
salir beato al cielo
ai sempiterni onori
dal mondo pien di mali,
e' sorte avventurosa de' mortali.
E' sorte avventurosa de' mortali.
Poter dopo le prove
l'uomo frale e mendico,
ma di virtute amico,
salir in alto, dove
son ricchezze immortali,
e' sorte avventurosa de' mortali.
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Atto secondo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Dagli abissi terreni,
dove regna la morte,
poter salir per sorte
ai sommi eterni regni,
che non hanno altri eguali,
e' sorte avventurosa de' mortali.
Amar il bene eterno,
salir al ciel superno,
fuggir dal mondo i mali
e' sorte avventurosa de' mortali.
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Atto terzo
INTELLETTO CONSIGLIO INTELLETTO CONSIGLIO CORO
INTELLETTO CONSIGLIO INTELLETTO CONSIGLIO INTELLETTO
ATTO TERZO
Scena prima
Intelletto e Consiglio.
Sinfonia.
Salite pure al cielo,
che nel ciel dio si vede, del cor ricca mercede.
Fuggite pur l'inferno,
dove alberga ogni male, dov'e' il verme immortale.
Salite pure al cielo, dove s'odono i canti, degli angeli e dei santi.
Fuggite pur l'inferno, dove s'odon le voci degli angeli feroci.
Fugge il nocchier l'infesta del mar fiera tempesta, ma piu' s'ha da fuggire del ciel gli sdegni e l'ire.
Nel ciel sempre è allegrezza, nel ciel sempre è la luce, ch'eternamente luce.
Ne l'inferno è spavento, ne l'inferno è dolore le tenebre, e l'orrore.
Nel ciel son le ricchezze, nel ciel sono i tesori,
e i sempiterni onori.
Ne l'inferno ogni tempo miseria, e infamia sta, vergogna e poverta'.
Nel ciel sono i palazzi fatti di pietre d'oro, di mirabil lavoro.
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Atto terzo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Cerca altri a tutte l'ore
le gemme di valore: ma piu' s'han da cercare del ciel le gemme rare.
Ne l'inferno vi stanno
le spelonche e le grotte, dove alberga la notte.
Nel ciel è primavera, che 'l paradiso infiora, e in sempiterno odora.
Nel profondo è l'inverno l'immondizia e 'l fetore d'abominioso odore.
Scena seconda
CONSIGLIO INTELLETTO CONSIGLIO
Consiglio, Anime dannate, ed apresi una bocca d'inferno. Intelletto, Anima, e Corpo.
CONSIGLIO
Voi che siete laggiu',
che vi tormenta piu'? Che cosa è nell'inferno?
ANIME DANNATE
Il fuoco, il fuoco eterno, crudel, crudel peccato, per cui ci ha condannato il giudice superno,
al foco, al foco eterno. Scena terza
Intelletto, Anime beate in cielo, che s'apre, e chiude l'inferno. Consiglio, Anima, e Corpo.
INTELLETTO
Alme ch'in ciel godete, qual premio in ciel avete piu' nobile e piu' degno?
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto terzo
ANIMA, INTELLETTO, CONSIGLIO, CORPO (dicono insieme)
ANIME BEATE
Eterno, eterno regno:
o regno, o regno eterno:
o ben sommo e superno,
che mai non giunge al segno: eterno, eterno regno.
Cielo aperto.
O gran stupore! O grave errore! Ch'uomo mortale d'un tanto male, ch'eterno dura,
si' poco cura!
O gran stupore!
O grave errore! Ch'uomo mortale regno immortale, ch'eterno dura, stolto non cura!
Scena quarta
CONSIGLIO
Anime sfortunate
l'altiere voci alzate.
Che vi è toccato in sorte?
ANIME DANNATE
Eterna, eterna morte.
Ahi! Ci è toccata in sorte: morte, che mai non more sepolta nel dolore.
Aspra, penosa e forte eterna, eterna morte.
Consiglio, Anime dannate, e si riapre l'inferno. Intelletto, Anima, Corpo, e cielo aperto.
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Atto terzo Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Scena quinta
Intelletto, Anime beate, nel cielo aperto; Coro, Consiglio, Anima, e Corpo: si richiude l'inferno.
INTELLETTO
Alme beate e belle,
lassu' sopra le stelle qual cosa è piu' gradita?
ANIME BEATE
Eterna, eterna vita:
vita che vive e regna, dolce, celeste e degna, sempre, sempre gradita.
O gran stupore! O grave errore!
Ch'uomo mortale d'un tanto male, ch'eterno dura,
si' poco cura!
O gran stupore!
O grave errore! Ch'uomo mortale regno immortale, ch'eterno dura, stolto non cura!
Scena sesta
Consiglio, Anime dannate, e s'apre l'inferno. Intelletto, Anima, Corpo, e 'l cielo aperto.
CONSIGLIO
Alme, la pena e 'l danno che vi da' tanto affanno, finir si deve mai?
ANIME DANNATE
Non mai, non mai, non mai. O sempiterni guai,
che non finiscon mai!
Non mai, non mai, non mai.
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto terzo
INTELLETTO
Alme la vostra gloria,
ne l'eterna memoria
e' per durar mai sempre?
ANIME BEATE
Si', sempre, sempre, sempre. Sempre sara'.
E mai non finira':
e con perpetue tempre, durera' sempre, sempre.
Ogn'un faccia sempre bene che la morte in fretta viene: ami dio ch'e' suo signore, fugga il mondo ingannatore; e perché ha errato,
del suo peccato
con pura fede
chieggia mercede:
faccia opre bone e la sua vita emende, che un momento sol, l'eterno pende.
Come cervo assetato, corre al fonte bramato.
Cosi' da noi si brama e si desia salir al cielo con voi per erta via.
Ma prima insiem cantiamo, e 'l gran signor lodiamo.
Scena ottava
INTELLETTO, CONSIGLIO, ANIMA,
CORPO
(dicono insieme)
ANIMA E CORPO
(dicono insieme)
Scena settima
Intelletto, Anime beate, si richiude l'inferno. Consiglio, Anima, e Corpo.
Angeli, ed Anime beate in cielo: Anima, Corpo, Intelletto, e Consiglio tutti insieme.
TUTTI
Gloria sia a dio superno che vive in sempiterno: all'alto e gran signore sia sempiterno onore.
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Atto terzo
ANIME BEATE E ANGELI
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Chiamiamo tutto il mondo
e con canto giocondo cantiam, cantiam gioiosi
di dio le lodi e i fatti gloriosi.
Scena nona
Anime beate, Angeli, Anima, Corpo, Intelletto, Consiglio, Coro, e tutta la Moltitudine insieme.
INTELLETTO
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTI
O signor santo e vero,
che del mondo hai l'impero:
o signor santo e forte,
domator della morte.
Donator della vita;
somma bonta' infinita.
A te signor, a te
gloria e laude si de':
a te sommo signor supremo, e degno sia gloria eterna e sempiterno regno.
Voi ch'ascoltando state, perché non giubilate? Non piu', non piu' pensosi: tutti lieti e gioiosi.
Con festa giubiliamo, con giubilo cantiamo, fugga lontano il lutto: festa, festa per tutto.
Grazie, inni, laudi e giubili d'amore canti la lingua e le risponda il core.
ANIMA
Ogni lingua ogni core
dia laude al mio signore
che l'alme poverelle
da terra alza le stelle.
Vi prego alme dilette,
al ben oprar elette.
Come da serpe irato,
fuggite dal peccato:
e liete a i vostri alberghi ritornate,
e con voi riportate
questo ricordo mio:
ch'eterno regno avra' chi serve a dio.
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto terzo
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
Tenga ognun, tenga nel core,
ch'al fuggir son preste l'ore:
ed a forza ch'ognun lassi
tutto il ben ch'in terra stassi:
ne' c'inganni il mondo rio,
ch'ogni ben nasce da dio:
ed a l'opre sante e bone
rispondono nel ciel scettri e corone.
Festa.
Chiostri altissimi e stellati, dove albergano i beati, luna, sol, stelle lucenti, fate in ciel dolci concerti; tutto il mondo pieno sia d'allegrezza e d'armonia.
Danza su ritornello.
Re del mondo e gran signori giubilate dentro ai cori, d'ogni sesso, d'ogni etate, donne ed uomini cantate con fanciulli e verginelle canzonette allegre e belle.
Danza su ritornello.
D'arpe, lire, organi e trombe, l'aria e terra e mar rimbombe, l'aure vaghe, il suon giocondo portin via per tutt'il mondo.
E toccando il suoni il core, senta giubili d'amore.
Danza su ritornello.
Voi di dio fedeli amanti, genti giuste, uomini santi, grazie eterne a dio rendete, gigli e rose insiem spargete, e co' i gigli e con le rose, lodi eterne e gloriose.
Danza su ritornello.
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Atto terzo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Voi celesti ierarchie
fate nove melodie:
ecco un'altra nova stella tutta chiara, tutta bella
verso il ciel vola splendente, perché luca eternamente.
Danza su ritornello.
Congiungete angeli buoni, congiungete i canti, e i suoni: e qua giu' la terra ancora, mentre lieta il seno infiora, con il canto e con il riso corrisponda al paradiso.
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Indice
Personaggi... 3
Proemio... 4 Scena unica... 4
Atto primo... 8 Scena prima... 8 Scena seconda... 8 Scena terza... 9 Scena quarta... 10 Scena quinta... 11
Atto secondo... 12 Scena prima... 12 Scena seconda... 12 Scena terza... 13 Scena quarta... 13
Scena Scena Scena Scena Scena
quinta... 15 sesta... 15 settima... 16 ottava... 19 nona... 19
INDICE
Atto terzo... 21 Scena prima... 21 Scena seconda... 22 Scena terza... 22 Scena quarta... 23 Scena quinta... 24 Scena sesta... 24 Scena settima... 25 Scena ottava... 25 Scena nona... 26
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Brani significativi Rappresentazione di Anima, e di Corpo
BRANI SIGNIFICATIVI
Il ciel clemente ogn'or grazia e favore (Coro) ... 11 Ogni lingua ogni core (Anima) ... 26 Voi che siete laggiu' (Consiglio e Anime dannate) ... 22
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PROEMIO
Scena unica
Avveduto, e Prudenzio giovanetti.
Voi che all'aspetto mi parete sensato e prudente giovanetto, ditemi di grazia, che vi pare di questa vita mortale, che gli uomini pregiano tanto? In che concetto la tenete voi? Desidero il parer vostro: percioche' anch'io vorrei viver in modo, che giungendo al termine di essa, non mi trovassi, come a molti interviene, da falsa speranza ingannato.
Io non posso soddisfare a pieno al vostro desiderio, perché gli anni miei acerbi non comportano, ch'io in questo soggetto abbi veduto molto: pure per quanto ho possuto odorare di lontano, e per quello che ho imparato dagli uomini savii, che l'hanno con occhio accorto trapassata; mi pare, ch'ella sia una mostra, ed apparenza di vanita'; una bella veste, che ricopre le deformita' del corpo infermo: ed un erboso prato, che con le verdi gramegne nasconde il velenoso serpe. E voi, che diresti che ella fusse?
Io ancorche' inesperto, direi, ch'ella fusse un campo angusto, ma pieno di dure pietre: un bosco folto, ma pieno d'acute spine: un monte ombroso, ma pieno d'altissime rupi, ed in somma una gran selva, ma piena di selvatiche fiere.
Io la chiamarei una valle oscura di pianto: un fonte sterile di pensieri: un fiume torbido di lagrime: ed un mare procelloso di miserie.
Io ancora, se bene mi sono accorto, truovo che questa nostra vita è come la bolla nell'acqua, che subito manca: come il vapore nell'aria, che presto si consuma: e come il fiore, che su la siepe in un tratto languisce.
Io l'assomiglio ad una casa vecchia, che minaccia ruina: ad una torre alta fondata su l'arena: ad un arbore pieno di rami, ma senza radici.
A me pare una navicella senza governo: una vecchiezza senza bastone: un cavallo senza freno: ed un cieco senza guida.
Io la paragono ad un ordine confuso: ad una quiete travagliata: ad una fatica inefficace: ad una sanita' inferma: ed ad una ricchezza povera.
Dite pure ch'ella è una bellezza deforme: un onore infame: un'ambizione sollecita: un'altezza precipitosa: ed una nobilta' oscura.
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AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO
PRUDENZIO AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO PRUDENZIO
AVVEDUTO
A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600 Proemio
PRUDENZIO AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO
PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO AVVEDUTO
Aggiungete ch'ella è un sacco forato: un vaso intronato: uno specchio macchiato: ed un vetro rotto.
Non lasciate di dire, ch'ella è un amo d'oro con l'esca: un tribolo acuto, che fora: un pomo acerbo, che disgusta: ed un calice di vino, che inebria.
Anzi un viaggio pieno d'insidie: una citta' piena di discordie: un regno diviso: un principato tirannico: ed un peregrinaggio molesto.
Soggiungete ch'ella è un castello in aria: una nave in mezz'al mare: una nebbia inanzi al sole: ed un vento, che passa, e non torna.
Affermate di lei, e dite pure ch'ella è un gorgo cupo, dove molti si sommergono: un pelago stretto, dove molti pericolano: una mare senza porto, dove a gran rischio si passa.
Stimatela pure ch'ella sia una caverna di serpenti: una spelonca di ladri: una grotta d'assassini: ed un rifugio di malfattori.
Non vedete voi ch'ella è una piazza piena di rumori: una strada torta piena d'errori: ed un muro vecchio pieno di fessure.
Nominatela pure un giogo non soave: un peso non leggiero: ed una catena forte.
O come è vero ch'ella è una pece, ch'imbratta: un fango, che tiene: ed una polvere, che accieca.
Assicuratevi ch'ella è un deserto arenoso: una solitudine orrida: un paese inabitabile.
Non considerate voi, ch'ella si muta come la luna? che trapassa come un corriero? che va in giro come una ruota?
E' purtroppo chiaro, ch'ella è una citta' di sangue: una concupiscenza di carne: un compiacimento d'occhi: ed una superbia di cuore.
Chiamatela sicuramente un amor di pazzi: un desiderio di viziosi: un piacer d'appassionati.
Nominatela una mensa povera: una cisterna fessurata: un letto duro: ed un'arca vacua.
Assomigliatela ad una sirena che canta: ad una meretrice che lusinga: ad un mago ch'incanta.
Tenetela in concetto d'un dolor, che ride: di un riso che piange: d'un contento che si lamenta.
Ed io per dire il suo nome, dico ch'ella è una vita bugiarda: una vita morta: una morte, che spira: ed un inferno de' viventi.
Ed io vi concludo che questa miserabil vita altro non è che una pompa funebre di corpi vivi: un velocissimo corso alla morte: ed un nobile apparato, che si fa a' vermi.
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Proemio
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Ed in effetto a questa mondana vita le si possano dare tutti li titoli, e nomi piu' indegni, che tutti se li convengono benissimo.
Or ditemi, s'ella è cosi', onde nasce, che molti la tengono in tanta stima, e la gustano in modo tale, che non vorriano mai morire?
Questo nasce, perché i peccati gli hanno offuscata la vista, e messo un velo innanzi a gli occhi, talche' non possono comprendere la verita' delle cose: e percio' pigliando il falso per vero, e 'l male per bene vaneggiano in mezo a gli errori: ed intanto li s'avventa la morte, e li porta cola' dove si trovano non aver nelle mani altro che vento, anzi tormento, e pena.
Certo, che sono infelicissimi gli uomini, che cosi' vivono, poiche' sicuri dormono in uno errore di tanto pericolo. O quanto farebbono bene, se una volta si svegliassero da cosi' mortifero letargo!
O quanta, o quanta salute sarebbe alle genti, se si ponessero a considerare oltre la scorza, le miserie, ed imperfezioni di questa ingannevol vita! percioche' per troppo affezionarsi alle sue false bellezze, si scade (tremenda cosa), e non si vede, nei dolori dell'inferno, e nelle crude braccia della morte.
O qual felicita' saria di tutti, se da i sensi si alzassero dove è l'intelletto! e qui vedessero che non ricchezze, non piacere, non onore contenta il core in questa vita, ma solo il bene, ch'appresso a dio si trova: e scoprissero, ch'il tempo fugge a un batter d'occhi: e col vero consiglio apprendessero, che questa poca luce di vita in un momento tramonta: ch'il corpo co 'i sensi suoi sollecita ad ogn'ora l'anima all'amor del fango. Che il paradiso ne luce sopra il capo, Che l'inferno ne arde sotto i piedi, che il mondo vaneggiando ne inganna, e la vita lusingando n'occide. E che in effetto qualunque contra gl'insulti dell'inimiche tentazioni virilmente in terra combatte, eterne, e gloriose corone acquista nel cielo.
PRUDENZIO AVVEDUTO PRUDENZIO
AVVEDUTO
PRUDENZIO
AVVEDUTO
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600 Proemio
PRUDENZIO
E' verissimo. E perché la scienza, e cognizione di quanto è stato da voi detto è importantissima, dipendendo da quella la somma di tutte le cose; da qui e', che alcuni s'hanno preso per carico di mettercela inanzi a gli occhi. Ed ecco che or ora in questo luoco ci verra' rappresentato un vivo, e stupendo esempio, che mostrera' esser vero, quanto abbiamo concluso. E si vedranno venire innanzi le cose istesse, le quali sotto figura di persone umane apparendo, mentre con le nuove e strane immagini dilettaranno, nell'istesso tempo serviranno per una idea, dove ciascuno mirando puotra' formarsene un ritratto nel core, nel quale riconosca chiaramente, che questa vita, questo mondo, queste terrene grandezze sono veramente polvere, fumo ed ombra: e finalmente poi che non ci è altro di fermo, ne' di grande che la virtu', la grazia di dio, e 'l regno eterno del cielo. Ma ecco ch'un vecchio per dar principio alla cosa, se ne vien fuori. Cediamo il luoco, ed appartiamoci.
Cosi' facciamo.
AVVEDUTO
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Atto primo Rappresentazione di Anima, e di Corpo
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TEMPO
ATTO PRIMO
Scena prima
Tempo solo.
Il tempo, il tempo fugge, la vita si distrugge;
e gia' mi par sentire l'ultima tromba, e dire: uscite da la fossa ceneri sparse ed ossa; sorgete anime ancora, prendete i corpi or ora; venite a dir il vero,
se fu miglior pensiero servire al mondo vano, o al re del ciel soprano?
Si' che ciascun intenda,
apra gli occhi e comprenda,
che questa vita è un vento,
che vola in un momento;
oggi vien fore,
doman si more;
oggi n'appare,
oman dispare;
faccia dunque ognun prova,
mentre il tempo le giova,
lasciar quant'e' nel mondo, quantunque in se' giocondo;
ed opri con la mano, opri col core, perché del ben oprar frutto è l'onore.
Scena seconda
Questa vita mortale,
per fuggir, presto ha l'ale:
e con lei tal fretta passa,
ch'a dietro i venti, e le saette lassa.
Continua nella pagina seguente.
A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto primo
Veloce il giorno, e ratto
corre a la notte: e a un tratto
dispar la state, e 'l verno,
tal che da un punto sol vassi a l'eterno.
Il tempo che non dura,
ci logra e ci misura:
ahi come in un momento
da' il ciel la vita, e se la porta il vento!
Ma la vita ch'e' breve,
il saggio odiar non deve;
per cio' che il tempo corto
fa giunger tosto al desiato porto.
Scena terza
Intelletto solo.
INTELLETTO
Ogni cor ama il bene, nessun vuol stare in pene: quindi mille desiri, quindi mille sospiri,
e riso insieme, e lutto
si sentono per tutto.
Ed io che 'l ben tant'amo, dal cor profondo chiamo, ahi chi potrar saziare quelle mie voglie avare?
La ricchezza? No, no che me saziar non po': l'onor? Ma che mi da', se piu' bramar mi fa?
Piacer? Ma che mi giova, se mi da' sete nova?
Una cosa io vorrei,
che sola puo' saziar gli affetti miei:
vorrei nel cor impresso
quel ben ch'ogn'altro ben chiude in se' stesso: vorrei se tanto desiar mi lice,
essere in ciel con dio sempre felice.
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Atto primo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
CORPO ANIMA CORPO ANIMA CORPO ANIMA CORPO ANIMA CORPO ANIMA
Scena quarta
Corpo, ed Anima.
Anima mia che pensi? Perché dogliosa stai, sempre traendo guai?
Vorrei riposo e pace; vorrei diletto e gioia, e trovo affanno e noia.
Ecco i miei sensi prendi. Qui ti riposa, e godi
in mille vari modi.
Non vo' piu' ber quest'acque, che' la mia sete ardente s'infiamma maggiormente.
Prendi gli onor del mondo, qui gioir quanto vuoi, qui saziar ti puoi.
No, no, ch'io so per prova, con quanto assenzio, e fele copre il suo falso mele.
Alma d'ogn'altra cosa tu sei piu' bella e vaga: in te dunque t'appaga.
Gia' non mi feci io stessa: e come in me potrei quetar gli affetti miei?
Lasso, che di noi fia!
Se ritrosa sei tanto, starenci sempre in pianto?
Questo no, se m'ascolti, e se meco rimiri
a piu' alti desiri.
Terra, perché mi tiri
pur alla terra? Or segui il voler mio, ed amendue riposeremci in dio.
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto primo
CORPO
Ahi! Chi mi da' consiglio? A qual di due m'appiglio? L'anima mi conforta.
Il senso mi trasporta.
La carne mia mi tenta, l'eterno mi spaventa: misero che far deggio? Attaccarommi al peggio? No, no che non è giusto per un fallace gusto,
per breve piacer mio,
perder 'l ciel, la vita eterna, e dio. Sicche' ormai alma mia,
con teco in compagnia
cercaro' con amore
il ciel, la vita eterna, e 'l mio signore.
Scena quinta
Il ciel clemente ogn'or grazia e favore qua giu' versa, e comparte:
apre la man divina il gran signore,
e le sue grazie imparte:
alme, ch'in terra ricevete il dono,
benedite il signor, perch'egli è buono. Benigno ha il volto, il fronte ogn'or sereno,
risguarda, ode e risponde:
ha pietosa la man, paterno il seno,
e i falli altrui nasconde,
castiga lento, e presto da' il perdono: benedite il signor, perch'egli è buono.
Fate festa al signore organi e corde, timpano, cetre e trombe,
il salmo, e l'inno in armonia concorde, alto col suon rimbombe:
canti ogni lingua e dica insiem col suono benedite il signor, perch'egli è buono.
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Atto secondo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
ATTO SECONDO
Scena prima
Sinfonia.
Benedite il signore perch'egli è buono.
Scena seconda
Consiglio.
La nostra vita in terra
altro non è che guerra: ch'aspri nemici intorno
ci stan la notte e 'l giorno: e con arte e inganno spesso cader ci fanno:
il mondo si fa bello
col vetro e con l'orpello:
la carne con mal'opre
i vermi suoi ricopre:
e questa vita ancora
il suo cenere indora,
si' che al soldato eletto
armisi il fronte, e 'l petto;
di fe' prenda la maglia,
e venga a la battaglia
che ogn'uom, ch'a cio' s'e' dato, bisogna esser tentato:
ma felice chi strinse
il suo nemico e vinse,
che in premio se li dona
nel ciel scettro e corona.
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CONSIGLIO
A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto secondo
Scena terza
O quanti errori, e tenebre l'umane menti ingombrano! O in quanti abissi giacciano i cor, ch'ogn'or vaneggiano!
Perché tra fango, e polvere
il cor de l'uomo tant'avido va ricercando il giubilo, che solo in ciel rinchiudesi?
Mirate o menti cupide
del ciel le fonti limpide, e del mondo impurissimo lasciate l'acque torbide.
Qual incanto, qual fascino il cor vi preme e occupa prender per cibo il tossico, e dar la morte a l'anima?
Scena quarta
Piacere, con due Compagni; Corpo ed Anima.
PIACERE
Chi gioia vuol, chi brama gustar spassi e piacere mentre il tempo lo chiama. Venga, venga a godere, getti gli affanni suoi. Corra a gioir con noi.
Gli augelli pargoletti, cantan su gli arbuscelli: i pesci semplicetti guizzano pei ruscelli,
e invitano al piacere con numerose schiere.
Ridono i prati erbosi,
c'han coloriti i manti;
le selve e i boschi ombrosi son lieti e festeggianti: ogni piaggia fiorita
a l'allegrezza invita.
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Atto secondo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
A questi suoni e canti. Alma, muover mi sento. Come la foglia al vento.
Come ti cangi presto? Sta' forte e non temere, quest'e' falso piacere.
O canti, o risi, o graziosi amori. Fresch'acque, prati molli, aure serene, grate armonie, che rallegrate i cori, conviti, paste e saporite cene,
vesti leggiadre, e dilettosi odori, trionfi e feste d'allegrezza piene, diletto, gusto, giubilo e piacere,
beata l'alma, che vi puo' godere.
Non vi cred'io no, no!
Li vostri inganni io so:
tutte le vostre cose
che paion dilettose,
al fin son tutte amare.
Beata l'alma, che ne sa mancare.
Cacciate via i pensieri torbidi, tristi e neri. Aprite, aprite il petto al piacer e al diletto, aprite, aprite al core a la gioia e a l'amore, dolce diletto. Ch'allagra il petto, soave ardore.
Gioia del core.
Via, via false sirene.
Di frodi, e inganni piene,
il fin del vostro canto,
occupa sempre il pianto:
ogni diletto è breve.
Ma quel, ch'affliggera', finir non deve.
Or poi che non vi aggrada la lieta compagnia.
Ce n'andarem per strada, dov'altri ci desia:
che per aver contento verranno a cento, a cento.
CORPO
ANIMA PIACERE E COMPAGNI
ANIMA
PIACERE E COMPAGNI
ANIMA
PIACERE E COMPAGNI
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto secondo
CORPO ANIMA
ANIMA
RISPOSTA ANIMA RISPOSTA ANIMA RISPOSTA ANIMA RISPOSTA ANIMA RISPOSTA ANIMA RISPOSTA
ANIMA
ANGELO CUSTODE
Scena quinta
Corpo, ed Anima, e risposta dal cielo.
Non so s'e' stato ben
lasciar tanto piacere, ch'il mondo tiene.
Vo' dimandarne al cielo ch'il ver mai non nasconde. Vediam quel che risponde.
Ama il mondan piacer l'uom saggio, o fugge?
Fugge. Vano. Piacere. Ama. Dio. Vero.
Che cosa è l'uom, che 'l cerca e cerca invano? Chi da' la morte al cor con dispiacere?
Come la vita ottien chi vita brama?
Ama del mondo le bellezze, o dio?
Dunque morra', chi 'l piacer brama: è vero?
Or quel, ch'il ciel t'ha detto
ecco io raccolgo intero:
fuggi vano piacer, ama dio vero.
Scena sesta
Angelo custode, Anima, Corpo, e Coro.
Fortissimi guerrieri
che gli nemici alteri
avete discacciato,
m'ha qui 'l signor mandato, ch'in ogn'impresa forte
il cor vi riconforte.
Continua nella pagina seguente.
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Atto secondo
ANGELO CUSTODE
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Altra pugna vi resta
faticosa e molesta,
ma non temete punto,
che son per voi qui giunto. E in ogni caso strano
vi porgero' la mano.
Altri doman le fiere.
Altri trionfan delle genti altere,
ma sopra ogni guerriero,
fort'e' chi vince il senso lusinghiero.
Scena settima
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Mondo, e Vita mondana. Corpo ed Anima, Angelo custode, Coro.
CORPO
ANIMA ANGELO CUSTODE
MONDO
Io son, io son il mondo, che di grandezza abondo: e 'l braccio mio stupendo in ogni parte stendo: miei son tutti tesori,
tutti gli argenti e gli ori.
Le superbe ricchezze, le famose bellezze,
i principati degni,
i poderosi regni:
chi mi vorra' servire
e dov'io vo' venire, con molto suo diletto, gran cose li prometto.
Alma, gran cose intendo; se 'l mondo dice il vero, vorrei mutar pensiero.
Ed anch'io sto pensando, s'insieme potess'io servire al mondo, e a dio.
Non si puo' aver due cori, e servire due signori, ch'uno in un modo regge, l'altro ha contraria legge; servite solamente
a dio signor possente.
A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
MONDO
Atto secondo
ANGELO CUSTODE
ANIMA
MONDO
ANIMA
Quanto intorno ha la terra, quanto il mar cinge e serra, e dove il ciel si stende, tutto da me dipende:
tutto nel seno accoglio,
e lo dono a chi voglio.
VITA MONDANA
Io son la cara vita
tanto da voi gradita.
Bella, vaga e vezzosa, allegra, e baldanzosa,
che con prontezza dono, quant'ho di bello, e buono;
se voi servir volete
al mondo che vedete,
vi daro' con amore
de la mia vita il fiore;
vi daro' lunghi i giorni,
e d'allegrezza adorni:
state aspettando forsi, quando sian gli anni scorsi? Quando la chioma imbianca, quando la vita manca?
Non e', chi bene attende, tutt'or quel che risplende: servite pure adesso
a dio, che v'e' concesso: che diman poi, chi sa quel che di voi sara'? Alma, al nemico ardente, rispondi arditamente.
Io che porto con me l'imagine del re,
io fatta con onore,
simile al mio fattore,
c'ho da far'io col mondo, che passa, e cade al fondo?
Miratemi a l'aspetto,
io do quel che prometto: prendete il ben presente, vivete allegramente.
Io che son spirto, e mente, che dura eternamente, c'ho da far con la vita che tosto fa partita?
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Atto secondo
MONDO ANGELO CUSTODE
CORPO MONDO CORPO
ANGELO CUSTODE VITA MONDANA CORPO
ANGELO CUSTODE
ANIMA E CORPO
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Te n'avedrai ben tu, se ne contrasti piu'.
Questo malvagio ingrato è fango inorpellato! Questa falsa e lasciva, è morte, che par viva!
Or venga, e vegga il mondo quel ch'e' la vita e 'l mondo. Spoglia quest'empio e vede quel che il tuo cor non crede.
Metti giu' questa spoglia, c'ho di veder ti voglia.
Ahi, l'angelica forza
per qual cagion mi sforza?
O come il mondo tutto
e' poverello e brutto!
Ben ti conosco ai panni.
Non piu', non piu' di nuovo m'inganni.
Oh miseri amatori,
ch'al mondo date i cori,
mirate quanto è vile
quel ch'a par gentile:
e quanto è trista sorte
abbracciar quel che vi conduce a morte.
Dispoglia anco costei. Ohime', che non vorrei.
Ahi miserabil sorte! Dunque la vita è morte? Dunque l'umana vita
e' morte rivestita?
Poi ch'avete scoperto l'inganno ricoperto, con disdegnosa mano cacciateli lontano.
Via via, mondo fallace,
via via, vita fugace,
ite a trovar gli sciocchi, c'hanno abbagliati gli occhi: o quanta nebbia e ombra
gli occhi mortali ingombra!
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A. Manni / E. De' Cavalieri, 1600
Atto secondo
Scena ottava
Angelo Custode, Anima, e Corpo; ed Angeli nel cielo, che s'apre.
ANGELO CUSTODE
Al forte vincitore
e' debito l'onore,
l'onor, ch'e' apparecchiato nel ciel, che fa beato:
si' ch'ormai da la terra, c'avete vinta in guerra, volgete il cor e 'l viso,
e i passi al paradiso.
UNO DEL CORO
DUE DEL CORO
ANGELI
Venite al ciel diletti,
venite benedetti,
che queste sedi belle
furon fatte per voi sopra le stelle: lasciate pur la terra,
dov'e' perpetua guerra:
salite al ciel con volo glorioso, dov'e' pace e riposo,
dove senz'alcun velo
si vede il re del cielo.
Scena nona
Dopo brevi sudori
poter dal caldo e 'l gelo
salir beato al cielo
ai sempiterni onori
dal mondo pien di mali,
e' sorte avventurosa de' mortali.
E' sorte avventurosa de' mortali.
Poter dopo le prove
l'uomo frale e mendico,
ma di virtute amico,
salir in alto, dove
son ricchezze immortali,
e' sorte avventurosa de' mortali.
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Atto secondo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Dagli abissi terreni,
dove regna la morte,
poter salir per sorte
ai sommi eterni regni,
che non hanno altri eguali,
e' sorte avventurosa de' mortali.
Amar il bene eterno,
salir al ciel superno,
fuggir dal mondo i mali
e' sorte avventurosa de' mortali.
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Atto terzo
INTELLETTO CONSIGLIO INTELLETTO CONSIGLIO CORO
INTELLETTO CONSIGLIO INTELLETTO CONSIGLIO INTELLETTO
ATTO TERZO
Scena prima
Intelletto e Consiglio.
Sinfonia.
Salite pure al cielo,
che nel ciel dio si vede, del cor ricca mercede.
Fuggite pur l'inferno,
dove alberga ogni male, dov'e' il verme immortale.
Salite pure al cielo, dove s'odono i canti, degli angeli e dei santi.
Fuggite pur l'inferno, dove s'odon le voci degli angeli feroci.
Fugge il nocchier l'infesta del mar fiera tempesta, ma piu' s'ha da fuggire del ciel gli sdegni e l'ire.
Nel ciel sempre è allegrezza, nel ciel sempre è la luce, ch'eternamente luce.
Ne l'inferno è spavento, ne l'inferno è dolore le tenebre, e l'orrore.
Nel ciel son le ricchezze, nel ciel sono i tesori,
e i sempiterni onori.
Ne l'inferno ogni tempo miseria, e infamia sta, vergogna e poverta'.
Nel ciel sono i palazzi fatti di pietre d'oro, di mirabil lavoro.
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Atto terzo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Cerca altri a tutte l'ore
le gemme di valore: ma piu' s'han da cercare del ciel le gemme rare.
Ne l'inferno vi stanno
le spelonche e le grotte, dove alberga la notte.
Nel ciel è primavera, che 'l paradiso infiora, e in sempiterno odora.
Nel profondo è l'inverno l'immondizia e 'l fetore d'abominioso odore.
Scena seconda
CONSIGLIO INTELLETTO CONSIGLIO
Consiglio, Anime dannate, ed apresi una bocca d'inferno. Intelletto, Anima, e Corpo.
CONSIGLIO
Voi che siete laggiu',
che vi tormenta piu'? Che cosa è nell'inferno?
ANIME DANNATE
Il fuoco, il fuoco eterno, crudel, crudel peccato, per cui ci ha condannato il giudice superno,
al foco, al foco eterno. Scena terza
Intelletto, Anime beate in cielo, che s'apre, e chiude l'inferno. Consiglio, Anima, e Corpo.
INTELLETTO
Alme ch'in ciel godete, qual premio in ciel avete piu' nobile e piu' degno?
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Atto terzo
ANIMA, INTELLETTO, CONSIGLIO, CORPO (dicono insieme)
ANIME BEATE
Eterno, eterno regno:
o regno, o regno eterno:
o ben sommo e superno,
che mai non giunge al segno: eterno, eterno regno.
Cielo aperto.
O gran stupore! O grave errore! Ch'uomo mortale d'un tanto male, ch'eterno dura,
si' poco cura!
O gran stupore!
O grave errore! Ch'uomo mortale regno immortale, ch'eterno dura, stolto non cura!
Scena quarta
CONSIGLIO
Anime sfortunate
l'altiere voci alzate.
Che vi è toccato in sorte?
ANIME DANNATE
Eterna, eterna morte.
Ahi! Ci è toccata in sorte: morte, che mai non more sepolta nel dolore.
Aspra, penosa e forte eterna, eterna morte.
Consiglio, Anime dannate, e si riapre l'inferno. Intelletto, Anima, Corpo, e cielo aperto.
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Atto terzo Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Scena quinta
Intelletto, Anime beate, nel cielo aperto; Coro, Consiglio, Anima, e Corpo: si richiude l'inferno.
INTELLETTO
Alme beate e belle,
lassu' sopra le stelle qual cosa è piu' gradita?
ANIME BEATE
Eterna, eterna vita:
vita che vive e regna, dolce, celeste e degna, sempre, sempre gradita.
O gran stupore! O grave errore!
Ch'uomo mortale d'un tanto male, ch'eterno dura,
si' poco cura!
O gran stupore!
O grave errore! Ch'uomo mortale regno immortale, ch'eterno dura, stolto non cura!
Scena sesta
Consiglio, Anime dannate, e s'apre l'inferno. Intelletto, Anima, Corpo, e 'l cielo aperto.
CONSIGLIO
Alme, la pena e 'l danno che vi da' tanto affanno, finir si deve mai?
ANIME DANNATE
Non mai, non mai, non mai. O sempiterni guai,
che non finiscon mai!
Non mai, non mai, non mai.
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Atto terzo
INTELLETTO
Alme la vostra gloria,
ne l'eterna memoria
e' per durar mai sempre?
ANIME BEATE
Si', sempre, sempre, sempre. Sempre sara'.
E mai non finira':
e con perpetue tempre, durera' sempre, sempre.
Ogn'un faccia sempre bene che la morte in fretta viene: ami dio ch'e' suo signore, fugga il mondo ingannatore; e perché ha errato,
del suo peccato
con pura fede
chieggia mercede:
faccia opre bone e la sua vita emende, che un momento sol, l'eterno pende.
Come cervo assetato, corre al fonte bramato.
Cosi' da noi si brama e si desia salir al cielo con voi per erta via.
Ma prima insiem cantiamo, e 'l gran signor lodiamo.
Scena ottava
INTELLETTO, CONSIGLIO, ANIMA,
CORPO
(dicono insieme)
ANIMA E CORPO
(dicono insieme)
Scena settima
Intelletto, Anime beate, si richiude l'inferno. Consiglio, Anima, e Corpo.
Angeli, ed Anime beate in cielo: Anima, Corpo, Intelletto, e Consiglio tutti insieme.
TUTTI
Gloria sia a dio superno che vive in sempiterno: all'alto e gran signore sia sempiterno onore.
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Atto terzo
ANIME BEATE E ANGELI
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Chiamiamo tutto il mondo
e con canto giocondo cantiam, cantiam gioiosi
di dio le lodi e i fatti gloriosi.
Scena nona
Anime beate, Angeli, Anima, Corpo, Intelletto, Consiglio, Coro, e tutta la Moltitudine insieme.
INTELLETTO
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTI
O signor santo e vero,
che del mondo hai l'impero:
o signor santo e forte,
domator della morte.
Donator della vita;
somma bonta' infinita.
A te signor, a te
gloria e laude si de':
a te sommo signor supremo, e degno sia gloria eterna e sempiterno regno.
Voi ch'ascoltando state, perché non giubilate? Non piu', non piu' pensosi: tutti lieti e gioiosi.
Con festa giubiliamo, con giubilo cantiamo, fugga lontano il lutto: festa, festa per tutto.
Grazie, inni, laudi e giubili d'amore canti la lingua e le risponda il core.
ANIMA
Ogni lingua ogni core
dia laude al mio signore
che l'alme poverelle
da terra alza le stelle.
Vi prego alme dilette,
al ben oprar elette.
Come da serpe irato,
fuggite dal peccato:
e liete a i vostri alberghi ritornate,
e con voi riportate
questo ricordo mio:
ch'eterno regno avra' chi serve a dio.
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Atto terzo
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
Tenga ognun, tenga nel core,
ch'al fuggir son preste l'ore:
ed a forza ch'ognun lassi
tutto il ben ch'in terra stassi:
ne' c'inganni il mondo rio,
ch'ogni ben nasce da dio:
ed a l'opre sante e bone
rispondono nel ciel scettri e corone.
Festa.
Chiostri altissimi e stellati, dove albergano i beati, luna, sol, stelle lucenti, fate in ciel dolci concerti; tutto il mondo pieno sia d'allegrezza e d'armonia.
Danza su ritornello.
Re del mondo e gran signori giubilate dentro ai cori, d'ogni sesso, d'ogni etate, donne ed uomini cantate con fanciulli e verginelle canzonette allegre e belle.
Danza su ritornello.
D'arpe, lire, organi e trombe, l'aria e terra e mar rimbombe, l'aure vaghe, il suon giocondo portin via per tutt'il mondo.
E toccando il suoni il core, senta giubili d'amore.
Danza su ritornello.
Voi di dio fedeli amanti, genti giuste, uomini santi, grazie eterne a dio rendete, gigli e rose insiem spargete, e co' i gigli e con le rose, lodi eterne e gloriose.
Danza su ritornello.
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Atto terzo
Rappresentazione di Anima, e di Corpo
Voi celesti ierarchie
fate nove melodie:
ecco un'altra nova stella tutta chiara, tutta bella
verso il ciel vola splendente, perché luca eternamente.
Danza su ritornello.
Congiungete angeli buoni, congiungete i canti, e i suoni: e qua giu' la terra ancora, mentre lieta il seno infiora, con il canto e con il riso corrisponda al paradiso.
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
TUTTA LA MOLTITUDINE INSIEME
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Indice
Personaggi... 3
Proemio... 4 Scena unica... 4
Atto primo... 8 Scena prima... 8 Scena seconda... 8 Scena terza... 9 Scena quarta... 10 Scena quinta... 11
Atto secondo... 12 Scena prima... 12 Scena seconda... 12 Scena terza... 13 Scena quarta... 13
Scena Scena Scena Scena Scena
quinta... 15 sesta... 15 settima... 16 ottava... 19 nona... 19
INDICE
Atto terzo... 21 Scena prima... 21 Scena seconda... 22 Scena terza... 22 Scena quarta... 23 Scena quinta... 24 Scena sesta... 24 Scena settima... 25 Scena ottava... 25 Scena nona... 26
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Brani significativi Rappresentazione di Anima, e di Corpo
BRANI SIGNIFICATIVI
Il ciel clemente ogn'or grazia e favore (Coro) ... 11 Ogni lingua ogni core (Anima) ... 26 Voi che siete laggiu' (Consiglio e Anime dannate) ... 22
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Credits
Writer(s): Emilio De' Cavalieri
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