La coda delle nove

Oh tappeti di foglie! Coi piedi sprofondi in aiuole
Chi ha lasciato lì il suo seme? Chi lo raccoglie, chi ne gioverà?
Tirando sassi in uno stagno, nascondevi nel taschino un uragano
Scommettevi di battaglie navali in laghi di montagna

Goffe anatre nel cielo
Teste che fumano manco un camino
Il panorama è tale nel dettaglio
Hai detto troppo presto: conosco il tuo prossimo passo
O popolo stremato, che vuoi che sia?

Pranza, ti inghiotte stanca la tua terza vita
Il tempo passato ad inseguirla
Alzandosi all'alba, cercando una meta
Fuori da quei cancelli seminavi la pena di tornare a casa
Chiuder fuori la rovina, far di pochi metri la distanza sicura

E che dire di quei vascelli in fondo al mare?
Dentro le stive forzieri di occidentale sapere
Occhio di Lince! Occhio di Falco!
Seduto sul cassero non puoi non vedere!
Nel parco dove giocando si è rotto lo specchio
Dove ho sporcato le scarpe tra i palazzi in cemento
Dove è cresciuto un sospetto
Dapprima così piccolo e pacifico, poi con fauci da mostro
Ecco i flutti e le onde: la chiglia non può più fermare!
Ecco l'acqua, l'abisso infernale
Mentre sale le scale, sommerge I tuoi mobili, e ti coglie in ciabatte

Pranza, ti inghiotte stanca la tua terza vita
Il tempo passato ad inseguirla
Alzandosi all'alba, cercando una meta
Fuori da quei cancelli seminavi la pena di tornare a casa
Chiuder fuori la rovina, far di pochi metri la distanza sicura
E quelli che avevano scelto le onde alla pianura
Quelli ingannano il tempo aspettando la resa
Perché troppo arduo sudarne una propria



Credits
Writer(s): Andrea Pezzotta
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