Storia D'amore Fra Un Ramo E Una Foglia
E Matteo lo gridavano scemo, sapesse picchiare
E sua madre gli rimproverava di essere triste
Non riusciva a capire che cosa ci fosse da ridere da festeggiare
Quanto poco bastava alla gente per esser felice
Ma Matteo era l'unico a saper parlare alle foglie
Fu così che si accorse di una che viveva ancora
Era nera e ballava la danza del vento maligno di un'ultima aurora
Aggrappata al suo ramo vibrava di nuova paura
Il trentuno dicembre di una stagione troppo scura
Ed il ramo silente sentiva la frale presenza
"Com'è strano - pensava - che ancora non sia pur partita
Che in questa stagione non ho più rumore né ombra e la gente è
Lontana
L'anno scorso, ricordo, soccorsi un passero ferito
Lui guarì, poi partì, ma io no che non sono guarito
E non so se davvero ti amo
Non so, non so - disse alla foglia il ramo -
"Chissà, chissà, se sia il vento che muova
Non so, non so che felicità nuova"
Ed intanto la stretta si faceva sempre più lenta
Mentre il sole più in fretta taceva ubriaco di nubi
È l'inverno brumoso, l'inverno che bussa
Più forte perché tu lo senta
E la foglia scampata all'autunno già nera
Al suo ramo sul vento piangeva
"Io qui, io qui, io che t'ho sempre amato
Io no, io no, che non t'ho abbandonato
È qui, è qui, che voglio riposare
Tu, tacito, tu rimani a guardare
E non so, non so se non puoi o se fingi
In questo dirupo non mi tieni né spingi
Ed hai pianto, o no, per le sorelle andate?
Nemmeno io tornerò quest'estate"
Ed il ramo rispose alla foglia: "Così va la vita
Oggi verde ed ombroso, domani ho stecchite le dita
E va avanti da quasi cent'anni
Vi amo sei lune e sei altre sto solo
E anche tu avrai paura di un filo di vento, di un tuono
E ad un tratto dimenticherai il mio nome e chi sono"
E Matteo pianse lacrime dietro alla foglia che cadde
Mentre precipitava nel vuoto in mano la raccolse
Un ragazzo con pochi pensieri ne rise e il suo male gli prese a
Sputare
Lui rispose "mi spiace, è da un po' che non riesco più a odiare"
Gli rispose "mi spiace, è da un po' che non riesco più a odiare"
E sua madre gli rimproverava di essere triste
Non riusciva a capire che cosa ci fosse da ridere da festeggiare
Quanto poco bastava alla gente per esser felice
Ma Matteo era l'unico a saper parlare alle foglie
Fu così che si accorse di una che viveva ancora
Era nera e ballava la danza del vento maligno di un'ultima aurora
Aggrappata al suo ramo vibrava di nuova paura
Il trentuno dicembre di una stagione troppo scura
Ed il ramo silente sentiva la frale presenza
"Com'è strano - pensava - che ancora non sia pur partita
Che in questa stagione non ho più rumore né ombra e la gente è
Lontana
L'anno scorso, ricordo, soccorsi un passero ferito
Lui guarì, poi partì, ma io no che non sono guarito
E non so se davvero ti amo
Non so, non so - disse alla foglia il ramo -
"Chissà, chissà, se sia il vento che muova
Non so, non so che felicità nuova"
Ed intanto la stretta si faceva sempre più lenta
Mentre il sole più in fretta taceva ubriaco di nubi
È l'inverno brumoso, l'inverno che bussa
Più forte perché tu lo senta
E la foglia scampata all'autunno già nera
Al suo ramo sul vento piangeva
"Io qui, io qui, io che t'ho sempre amato
Io no, io no, che non t'ho abbandonato
È qui, è qui, che voglio riposare
Tu, tacito, tu rimani a guardare
E non so, non so se non puoi o se fingi
In questo dirupo non mi tieni né spingi
Ed hai pianto, o no, per le sorelle andate?
Nemmeno io tornerò quest'estate"
Ed il ramo rispose alla foglia: "Così va la vita
Oggi verde ed ombroso, domani ho stecchite le dita
E va avanti da quasi cent'anni
Vi amo sei lune e sei altre sto solo
E anche tu avrai paura di un filo di vento, di un tuono
E ad un tratto dimenticherai il mio nome e chi sono"
E Matteo pianse lacrime dietro alla foglia che cadde
Mentre precipitava nel vuoto in mano la raccolse
Un ragazzo con pochi pensieri ne rise e il suo male gli prese a
Sputare
Lui rispose "mi spiace, è da un po' che non riesco più a odiare"
Gli rispose "mi spiace, è da un po' che non riesco più a odiare"
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