Le interiora di Filippo

È successo che
Un amico mio molto interessato al cibo, al suono, al vino e al creato
Un giorno mi ha scritto una lettera e io l'ho ascoltato, ha detto
Guarda che tu devi scrivere un pezzo tipo metafora sulla cucina romana
O comunque di frattaglie
Dove tu fai il cuoco, l'alchimista, le frattaglie so' le parole
E nonostante la puzza de merda che invade la cucina quando prepari la pagliata
Alla fine te sei imparato e esce fuori un piatto prelibato

Poi ci siamo persi in una cosa di linguaggio non parlato
Di segni, gesti, traiettorie di linguistica, il non ascoltato
Percorso complicato, conversazione strana quella sera
Ma poi lui ha riattaccato

Devi scrive una roba su sangue e merda che diventano nutrimento e godimento
Devi parlà coi macellai che trasformano la morte in vita e coi fornai
Devi raccontà che chi gioca con le parole quando lo fa sul serio affonda le mani nelle viscere
Del senso e rischia la propria vita pe' davero
E mette le proprie viscere su un piatto di una tavola
Imbandita perché poi tutti possano mangiarne e nutrirsi di senso
Come sto a fa' io adesso
O almeno penso

A quel punto gli ho detto a questo mio amico che siccome andava forte già che c'era
Andasse pure avanti e me portasse a casa un pezzo lui, già finito
E infatti, ha insistito
Ma prima

Io ci metto un ritornello pop
Per alleggerire un po'
Perché l'ho capito già da un po'
Che dopo il play, arriva lo stop
Metto un ritornello pop
Per alleggerire un po'
Perché l'ho capito già da un po'
Che dopo il play, arriva lo stop

Boh
Sarà che leggo tanto de sti tempi
Ma il filo che unisce la parola alla lingua
Il linguaggio al pensiero
Il pensiero al sacro dei versi e quindi al mistero
Al racconto, alle viscere
Al sacrificio, alla ricerca, al senso del suono
Del teatro e di Bacco, è sempre più chiara, ha detto

Pensa agli Aruspici che cercavano risposte nelle carni animali
Pensa al sangue versato per risalire la via del trans-naturale
Pensa a come tutto questo era il collante
Della comunità come la comprensione del divino
E pensa alla tavola
Che a tutto questo si è sostituita
Come collante sociale insieme al vino

E alla parola fatta cornice
Bisogna andare in profondità
Basta con 'sta superficie!
Tocca magnasse er core insieme, devi capì
Perché il punto è la creazione
Anzi, la metafora del mito della creazione
Perché non si dà la vita, semmai la si toglie
Semiotico marito di semantica moglie

Si prende e si trasforma e la parola fa lo stesso
Perché non ci è dato di esistere al di fuori del pensiero che poi è linguaggio
E il tentativo estremo di de-pensarci porta all'oblio
E la creazione pretende violenza
Pretende metamorfosi
Altrimenti è creatività sterile
Chiacchiericcio da bar
Altrimenti è il piatto bello solo da fotografare
Invece la parola e le frattaglie so' na cosa sola
E cioè il continuo tentativo di dare... la vita!
Ma prima

Io ci metto un ritornello pop
Per alleggerire un po'
Perché l'ho capito già da un po'
Che dopo il play, arriva lo stop
Metto un ritornello pop
Per alleggerire un po'
Perché l'ho capito già da un po'
Che dopo il play, arriva lo stop

E non è un caso, facci caso
Che la parola, il cibo e il sangue sono le fondamenta della religione
Che poi è il pensiero che cerca di dare forma e nome
A ciò che trascende il pensiero e il linguaggio
E poi ha detto
Mo' basta che vado a vedé il secondo tempo della Magica
Forza Roma, forza Capitano
Ma la Roma ha perso e lui ha ripreso

Mio nonno diceva sempre che quando si sta a tavola si mangia in silenzio
Perché si combatte con la morte
Per un sacco di tempo l'ho trovata una cosa affascinante
Che nonno era ignorante e mi sembrava elevarlo
Mi sembrava potente
Poi però ho pensato che fosse sbagliato
Perché la morte si combatte in altri modi
E la parola e il pensiero a tavola, e intorno alla tavola
Sono un modo di festeggiare, condividere, vivere insieme
La gioia del sangue e del cibo

E infine penso alle riflessioni di Abbado sul silenzio
Dice che prende senso come preludio al suono
Come tavolozza bianca su cui dipingere la musica
E contemporaneamente
Come condizione di riposo a cui tutta la musica tende
Se ci pensi, ogni discorso
Ogni filo di parole cucita l'una all'altra
Presuppone il silenzio come condizione

E ogni discorso
Anche quello della tavola
Anche la preghiera
Fatta di brindisi
Cazzate e profondità che si snodano intorno al pasto sacro
O allo spazio di racconto
Nasce dal silenzio
E in fondo al silenzio tende
E il silenzio brama

Io gli ho solo scritto: bravo
Non so se ho capito tutto
De-pensare per esempio non l'avevo mai sentito
E poi lo sai che le frattaglie a me me fanno pure un po' schifo
Quante cose c'hai addosso, amico mio, con la pancia e la testa piena
E sì, leggi un po' troppo
Ma quello scrivi io me lo bevo e mo ci faccio una canzone
Perché me l'hai servita su un piatto molto, molto ricco
Come la chiamo lo capiremo poi
Intanto queste sono le interiora di Filippo
Ma prima

Io ci metto un ritornello pop
Per alleggerire un po'
Perché l'ho capito già da un po'
Che dopo il play, arriva lo stop
Metto un ritornello pop
Per alleggerire un po'
Perché l'ho capito già da un po'
Che dopo il play, arriva lo stop

Io ci metto un ritornello pop
Per alleggerire un po'
Perché l'ho capito già da un po'
Che dopo il play, arriva lo stop



Credits
Writer(s): Lucio Leoni
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