L'Eremita

Salutò aggrappato ad un abbraccio
E le mani, veloci, sulla valigia
Un cartone, ignaro e sorpreso
A chiudere il pane fra i libri
Amico curioso a strisce
Come la camicia svogliata
E gli umori tremendi
Colorati per ogni notte in bianco

L'eremita è un vuoto scalzo che misura il tempo
L'eremita cammina la sua vita da solo

Quando decise di partire
E disse "addio" con volto non vero
E lui cammina piangendo storto
E nulla che rifletta il male
Se non acque immobili
A specchiare l'urlo del silenzio
Oppure un occhio obliquo
Che guarda e ti sorride male

L'eremita, un aquilone che volteggia nell'aria
L'eremita, un urlo che scolpisce nell'anima

L'eremita coltiva la sua terra
E mischia il ricordo col fango
E l'uomo guarda il suo vestito
Da tempo irriverente
Rumore raro di natura dormiente
Che mi strappa la voglia di tornare
Dove una folla di eremiti
Organizza abbracci a vanvera

L'eremita che conosco è una memoria di schiena
Che mi invita a pensare
Che non voglio tornare



Credits
Writer(s): Francesco Gazzè
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