Scale
Le scale
consunte dalle scarpe
portavano a te
che mi accoglievi
col tuo smalto rosso
agitato sulle tue mani.
Al crepuscolo d'estate
ti vedevo far fiorire
un esercito di vite
conficcate nei loro vasi.
Hai portato a spasso
la tua adolescenza
nel bel mezzo di una grande guerra
la stessa che ti regalò il tuo amore.
Da quando sei guarita
grazie all'eternità
dal tuo balcone
non scivola giù
il canestro di vimini
non scivola più.
Il freddo sentito
negli inverni più rigidi
è per te, ora, un miraggio sfuggevole.
Nelle mie cellule
scisse in mille pezzi
ci sono avvertimenti
della tua assenza.
Regnavi
sulla stinta piazza
su un minuscolo trono di legno
col ventaglio come scettro.
Quattro bocche sempre asciutte
non gettavano più acqua
come quella bocca di leone
che fissava continuamente
il monumento ai caduti della guerra
la stessa che ti regalò il tuo amore.
Da quando sei guarita
grazie all'eternità
dal tuo balcone
non scivola giù
il canestro di vimini
non scivola più.
Il freddo sentito
negli inverni più rigidi
è per te, ora, un miraggio sfuggevole.
Nelle mie cellule
scisse in mille pezzi
ci sono avvertimenti
della tua assenza.
Le urla festose
sono sparite insieme
alle tue leccornie
mischiate al passato
delle tue anticaglie.
Da quando sei guarita
grazie all'eternità
sento distorcere
la voce tua in me.
In ogni frastuono
mi appari intatta.
consunte dalle scarpe
portavano a te
che mi accoglievi
col tuo smalto rosso
agitato sulle tue mani.
Al crepuscolo d'estate
ti vedevo far fiorire
un esercito di vite
conficcate nei loro vasi.
Hai portato a spasso
la tua adolescenza
nel bel mezzo di una grande guerra
la stessa che ti regalò il tuo amore.
Da quando sei guarita
grazie all'eternità
dal tuo balcone
non scivola giù
il canestro di vimini
non scivola più.
Il freddo sentito
negli inverni più rigidi
è per te, ora, un miraggio sfuggevole.
Nelle mie cellule
scisse in mille pezzi
ci sono avvertimenti
della tua assenza.
Regnavi
sulla stinta piazza
su un minuscolo trono di legno
col ventaglio come scettro.
Quattro bocche sempre asciutte
non gettavano più acqua
come quella bocca di leone
che fissava continuamente
il monumento ai caduti della guerra
la stessa che ti regalò il tuo amore.
Da quando sei guarita
grazie all'eternità
dal tuo balcone
non scivola giù
il canestro di vimini
non scivola più.
Il freddo sentito
negli inverni più rigidi
è per te, ora, un miraggio sfuggevole.
Nelle mie cellule
scisse in mille pezzi
ci sono avvertimenti
della tua assenza.
Le urla festose
sono sparite insieme
alle tue leccornie
mischiate al passato
delle tue anticaglie.
Da quando sei guarita
grazie all'eternità
sento distorcere
la voce tua in me.
In ogni frastuono
mi appari intatta.
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