Petali e vocoder

A cosa serve fingere
Se ciò che fingiamo di non avere sotto agli occhi
Irrompe costantemente nel fare dei giorni
Ora rovinando, ora seppellendo
L'armonia delle cose?
È forse giusto tacere indifferenti
E correrti incontro ma urlandoti contro?
Natura Ascolta, sta piovendo

Piove lo sporco, piove l'ambascia, piangi
È tutto così innaturale
Si acuisce la consapevolezza di esserti distanti, quasi estranei
Ti lapidiamo accontentando i nostri voleri
I nostri impegni, i nostri volentieri
Scagliamo addosso sassi di egoismo e
Pensieri di odio nei confronti del prossimo
Proclamiamo amore ma accentriamo l'attenzione sul tuo contorno
Diffidiamo definendolo profondo
Senza conoscere, senza conoscerlo realmente
Domani, o tra un'ora, o tra un minuto, adesso
Le anime continueranno a circolare
A squadrarsi e a valutarsi al volo, fugacemente
Poi giù, giù, giù

Così che l'ipocrisia possa aleggiare per bene tra di loro
Tra i tasti delle loro tastiere
Di quelle di chi stima sé stesso perennemente nel giusto
Ma quando gli occhi illuminati dagli
Schemi e dagli schermi smetteranno di illuminarsi
Allora anch'esse si spegneranno
Utilizziamo maschere di banalità per coprire le nostre banali menzogne
Le nostre banali emotività
Natura Siamo figli di chi ha smesso
Di credere credendoci eccessivamente
Siamo figli di espressioni trattenute e di
Menefreghismi celati, velati, venati di ambizioni
Aggiorniamo il nostro presente smussando i suoi
Angoli più aspri e la natura è veloce, velocissima
Ma, veloce, lei rallenta
Subito rallenta
Si allenta
Attenta
Si spegne



Credits
Writer(s): Riccardo Marcuzzo, Riccardo Scirè
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