Tenno (feat. Alessandro Bartolucci)
Ti ricordi Kei-chan di come ero debole e codardo
Sempre a frignare, sempre ad aver paura dei compagni
Stavo in disparte ad osservare
Ero un bambino triste e solo
Alla scuola di Kuroda
Ti ricordi Kei-chan quelle mattine passate nel cortile
A guardare lontano mentre i fiori danzavano nel vento
Voglia di vivere e di scappare
Vedo noi due camminare
Sulle pendici dell'Hattorizaka
Per fortuna mio padre m'insegnò a riconoscere me stesso
A seguire sentieri silenziosi prima del sorgere del sole
Imparai le arti antiche e preziose della meditazione
Della preghiera e della calligrafia
Senza gli impacci e le paure di un corpo ancora prigioniero
Arrivai al controllo della mente grazie alle vie della spada
Quegli inverni spietati, s'aspettava il duello, in posizione di rito
Senza sentire per nulla il dolore
Concentravamo le forze e l'energie nel plesso solare
Per resistere al gelo, per non svenire, per diventare più forti di Dei
Ti ricordi Heigo di quella volta che fuggimmo via
Troppo rumore, vuoti lamenti e stupide litanie
Ridevo da matti e mi vergognavo
Anche se era un giorno nero
Quando morì nostra sorella
Ti ricordi Heigo quando dicevi in modo così lieve
Senza timore, che non saresti vissuto molto a lungo
Una mattina ti ritrovai
In una stanza sconosciuta
Un corpo col mio stesso sangue
Eri sempre con me quando scoprivo le gioie più grandi della vita
Le letture segrete e da iniziati dei romanzi occidentali
Il piacere di scrivere e di pitturare, la magia del cinema
E i primi sakè nelle sale fumose
E vedemmo l'inferno sulla terra dopo il sisma di Kantō
Vagando tra orribili rovine in uno strazio senza pietà
Esseri informi ammucchiati negli argini, in pose grottesche
Uomini e donne galleggianti nel fiume
Mi prendevi per mano e mi dicevi
Se chiudi gli occhi avrai paura per sempre
Continua a guardare, continua a guardare, fin dentro di te
Sempre a frignare, sempre ad aver paura dei compagni
Stavo in disparte ad osservare
Ero un bambino triste e solo
Alla scuola di Kuroda
Ti ricordi Kei-chan quelle mattine passate nel cortile
A guardare lontano mentre i fiori danzavano nel vento
Voglia di vivere e di scappare
Vedo noi due camminare
Sulle pendici dell'Hattorizaka
Per fortuna mio padre m'insegnò a riconoscere me stesso
A seguire sentieri silenziosi prima del sorgere del sole
Imparai le arti antiche e preziose della meditazione
Della preghiera e della calligrafia
Senza gli impacci e le paure di un corpo ancora prigioniero
Arrivai al controllo della mente grazie alle vie della spada
Quegli inverni spietati, s'aspettava il duello, in posizione di rito
Senza sentire per nulla il dolore
Concentravamo le forze e l'energie nel plesso solare
Per resistere al gelo, per non svenire, per diventare più forti di Dei
Ti ricordi Heigo di quella volta che fuggimmo via
Troppo rumore, vuoti lamenti e stupide litanie
Ridevo da matti e mi vergognavo
Anche se era un giorno nero
Quando morì nostra sorella
Ti ricordi Heigo quando dicevi in modo così lieve
Senza timore, che non saresti vissuto molto a lungo
Una mattina ti ritrovai
In una stanza sconosciuta
Un corpo col mio stesso sangue
Eri sempre con me quando scoprivo le gioie più grandi della vita
Le letture segrete e da iniziati dei romanzi occidentali
Il piacere di scrivere e di pitturare, la magia del cinema
E i primi sakè nelle sale fumose
E vedemmo l'inferno sulla terra dopo il sisma di Kantō
Vagando tra orribili rovine in uno strazio senza pietà
Esseri informi ammucchiati negli argini, in pose grottesche
Uomini e donne galleggianti nel fiume
Mi prendevi per mano e mi dicevi
Se chiudi gli occhi avrai paura per sempre
Continua a guardare, continua a guardare, fin dentro di te
Credits
Writer(s): Alessandro Bartolucci, Marco Rambaldi
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