Wovo

La musica si spegnerà.
Non come una candela rimasta senza cera:
piuttosto come un brivido —
la coda di uno spasimo ciclico.
La musica rallenterà, vorrà il tempo che ci vuole,
l'imbrunire del Sole e delle stelle,
il riverbero da poco mosso a largo e poi larghissimo.
Passo certe notti senza sonno
attorno a un tavolo come fosse un perno,
il fuoco di un'orbita. E mi sento pianeta,
traccio sfere con la punta delle dita.
La musica ci muoverà in quanto rivoluzione.
Non si può restare ad osservare dal balcone:
devi comprometterti, scendere —
essere satellite, consonare tuo malgrado —
l'arbitrio limitato a certi vicoli di senso.
La musica genera, o almeno penso,
corpo, materia, universo.
Sfumano danzando nello stesso verso.
...
La musica mi annullerà perché mi fa sentire
e se sento non giudico.
È necessario un regolo per misurare un fenomeno:
occorre un metodo pratico.
La musica mi basta e mi rintano
ma non vado lontano dagli altri esseri umani.
Musica resto a suonare fin dopo mezzanotte
piano piano senza fare casino ché poi si svegliano i vicini.
Allora scendo verso il sottosuono
a frequenze subumane.
Al limite mi può ascoltare il cane, forse nemmeno.
...
Per noi mortali solo in questa forma
cessa la musica e il ballo si ferma.
Cessa la musica, le corde non vibrano,
presente congelato in glassa di tenebra.
Per noi mortali per difetto
che non ci fosse musica non moriremmo affatto,
la musica andrà avanti — l'intreccio di motivi.
Sappiamo che non ne usciremo vivi.
...
Per noi mortali solo in questa forma
cessa la musica e il ballo si ferma.
La musica andrà avanti.
Ne affronteremo i bivi
sapendo che non ne usciremo vivi.