Elefante
L'elefante,
elegante,
si muove lentamente,
cammina silenzioso tra la gente;
traffico assordante,
caldo soffocante,
sguardo fisso avanti,
pesante,
costante.
Passi che trasportan uomini,
che trascinano alberi,
che scavalcano gli ostacoli.
Passi che percorrono chilometri attraverso le campagne,
passi che portarono un esercito al di qua delle montagne.
L'elefante è buono,
lavora e non protesta,
ha grande dignità e non china mai la testa: udito perfetto,
ricorda che gli hai fatto,
accetta la fatica solo in cambio del rispetto.
Intelligente - come certa gente sogna - lavora senza fare mai una rogna.
Giusto che il lavoro renda liberi per lui resta un mistero: lui,
che libero lo è stato per davvero.
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
L'elefante,
paziente,
si muove lentamente,
percorre tutto il cerchio della gente:
pennacchio sulla fronte,
sgabello scintillante,
si accomoda rampante,
sospeso ad un rullante.
La folla scoppia a ridere,
c'è chi non ci vuol credere: tremila mani battere non sembrano mai smettere.
Tutti a urlare "Bravo!",
tutti a far fotografie,
son tutti d'accordo: è il migliore che ci sia.
L'elefante s'alza,
scruta,
poi saluta: proboscide e codino,
si prepara per l'uscita.
Trenino d'elefanti,
sipario,
pista vuota.
Anche questa sera la sua recita è finita.
Domani dal suo carrozzone vedrà il mondo correre e gli alberi nuotare liberi in immensi pascoli.
Basta poco a un elefante ad aver voglia di vivere ed alla sera,
col pennacchio,
voglia di sorridere.
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
L'elefante,
indifferente,
sta fermo lentamente,
a un passo dal fossato e dalla gente:
ostinatamente,
sguardo all'orizzonte,
fisso verso un punto: fisso verso niente.
Incarcerato senza alcun reato e senza via d'uscita,
in attesa di giudizio per la vita.
Elefante emigrante africano,
sette in una stanza con la famiglia di un indiano.
Partito da lontano per finire qui all'inferno,
lasciando la savana per conoscere l'inverno,
il ghiaccio,
la neve,
acqua che non si beve,
che scende lieve lieve: l'elefante non si muove.
Le ore passan lente,
la coltre cresce piano,
coprendo l'elefante e lo sguardo suo lontano e quando il sole tornerà nel cielo scintillante,
scompariranno entrambi: la neve e l'elefante.
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
elegante,
si muove lentamente,
cammina silenzioso tra la gente;
traffico assordante,
caldo soffocante,
sguardo fisso avanti,
pesante,
costante.
Passi che trasportan uomini,
che trascinano alberi,
che scavalcano gli ostacoli.
Passi che percorrono chilometri attraverso le campagne,
passi che portarono un esercito al di qua delle montagne.
L'elefante è buono,
lavora e non protesta,
ha grande dignità e non china mai la testa: udito perfetto,
ricorda che gli hai fatto,
accetta la fatica solo in cambio del rispetto.
Intelligente - come certa gente sogna - lavora senza fare mai una rogna.
Giusto che il lavoro renda liberi per lui resta un mistero: lui,
che libero lo è stato per davvero.
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
L'elefante,
paziente,
si muove lentamente,
percorre tutto il cerchio della gente:
pennacchio sulla fronte,
sgabello scintillante,
si accomoda rampante,
sospeso ad un rullante.
La folla scoppia a ridere,
c'è chi non ci vuol credere: tremila mani battere non sembrano mai smettere.
Tutti a urlare "Bravo!",
tutti a far fotografie,
son tutti d'accordo: è il migliore che ci sia.
L'elefante s'alza,
scruta,
poi saluta: proboscide e codino,
si prepara per l'uscita.
Trenino d'elefanti,
sipario,
pista vuota.
Anche questa sera la sua recita è finita.
Domani dal suo carrozzone vedrà il mondo correre e gli alberi nuotare liberi in immensi pascoli.
Basta poco a un elefante ad aver voglia di vivere ed alla sera,
col pennacchio,
voglia di sorridere.
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
L'elefante,
indifferente,
sta fermo lentamente,
a un passo dal fossato e dalla gente:
ostinatamente,
sguardo all'orizzonte,
fisso verso un punto: fisso verso niente.
Incarcerato senza alcun reato e senza via d'uscita,
in attesa di giudizio per la vita.
Elefante emigrante africano,
sette in una stanza con la famiglia di un indiano.
Partito da lontano per finire qui all'inferno,
lasciando la savana per conoscere l'inverno,
il ghiaccio,
la neve,
acqua che non si beve,
che scende lieve lieve: l'elefante non si muove.
Le ore passan lente,
la coltre cresce piano,
coprendo l'elefante e lo sguardo suo lontano e quando il sole tornerà nel cielo scintillante,
scompariranno entrambi: la neve e l'elefante.
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Tutti quanti
un passo avanti
siamo l'esercito degli elefanti
Credits
Writer(s): Carolina Galbignani, Francesco Di Gesu, Leonardo Beccafichi
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