Canzone per delmo

A chi lo do questo figlio che neanche riesco a toccare
e, per tanto che somiglia alla mia faccia, neanche riesco a guardare?

Ne è passato di tempo, amore mio, che anche i ricordi son stanchi,
stan lì con la tua faccia da bambino e tu hai già i capelli bianchi.

Ed io... io morsico le nuvole tanta è la rabbia che fa
l'idea che sono andato via che non dicevi "papà".

Ci hanno messo poco, ci hanno messo poco: il tempo di un'avemaria,
poi son caduto e ho baciato la terra ...terra mia!

Stai attento, Delmo, che faran di tutto per cambiarti il cuore;
che ti chiameranno libero ma solo dopo un gioco di parole.

A chi lo do questo figlio che è un venticinque d'aprile?
È una foto sulle gambe di mio padre seduto in cortile.

Tra schiene curve di donne, tra calendari di fame,
è la mano che tirava le gonne per zucchero e pane.

E, quando Marino non canta, la pianura ti scopre da solo
con le scapole troppo corte per venire a raggiungermi in volo...

Ed io... resto muto tra le nuvole e di anni ne ho quasi cento
e ho un figlio piu vecchio di me... che scherzi fa il tempo!

Dolcemente Verina sorride dalla nuvola accanto alla mia
e ci guarda come si guarderebbe la nostalgia.

Stai attento, Delmo, che faran di tutto per lavarti il cuore,
che ti chiameranno libero ma solo dopo un gioco di parole;
a guardia d'ogni tua età ho appeso i miei occhi al cielo
ed ho pregato che la strada, davanti ad ogni "loro" credo,
ti insegnasse a svoltare dalla parte sbagliata.

Portami ancora con te e con questo cognome che fu semina e raccolto
e, quando "loro" hanno ragione, fai di tutto per stare dalla parte del torto.



Credits
Writer(s): filippo andreani
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