Davide e Golia

Lungo la strada diretta alla capitale
un pastore, un bambino, con un impiego non banale
Aveva 16 anni o forse poco meno
quel mattino di settembre a svegliarlo è stato il cielo
Così prese il suo bastone, la sua fionda e una bisaccia
troppo stanco per sentire il vento pungergli la faccia
li davanti il mondo intero ma non lo sapeva affatto
troppo grande quel futuro nelle mani di un ragazzo.

Tra le tende fitte e sfitte, dentro il campo di battaglia
saltò fuori un gigante pieno zeppo di ferraglia
Era alto qualche cubito, poi un palmo e poi chissà
se la Luna su brillava senza segno di ansietà
Il coraggio non gli manca, la superbia men che meno
nessun uomo può sfidarlo in questo luogo ameno
e se pure poi qualcuno vuol giocar la propria vita
senza un colpo ferir trionferà, senza sangue fra le dita.

Sotto un sole arrugginito, tra gli sguardi crudi e attenti
dalla penultima fila il pastore si fa avanti
Mette mano alla bisaccia e lo guarda fisso in viso
tira fuori la sua fionda con l'accenno di un sorriso
Dal fiume prese dei macigni lisci lisci come l'olio
come quello che al mattino gli aveva unto il capo
agilmente caricò il sasso con la destra
dopo un fischio repentino lo colpisce dritto in testa.

Quel mattino tutti videro il destino dei due eroi
uno dorme steso a terra, l'altro è capo degli ebrei
Non credendo ai proprio occhi David gli staccò la testa
quel Golia era enorme, da potergli entrare in tasca
Da lontano si vedeva la terra promessa
a 16 anni Re, era quasi una scommessa
Se si pensasse poi alla sua discendenza
Quale uomo poteva abbatterlo, era ormai padrone della Terra.



Credits
Writer(s): Federico Ginocchi
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