Fulvio

Sotto i tornelli della metropolitana
c'è un uomo seduto che racconta la sua storia
partito nel '64 per la guerra del Vietnam
tornato in Italia per vedere come si sta
nel Terzo Millennio tra i banconi dei bar
a rileggere le lettere di un amore perduto troppo tempo fa.

"Caro Fulvio dimmi quand'è che torni qui
tuo padre ci dice che ti imbarchi lunedì
qui Roma è cambiata, anche Gregorio lo sa
e sui palazzi del Quadraro c'è un certo odore di identità
la gente sfila in strada e urla contro le autorità
vestiti di rosso sembran tante, piccole bandiere del Vietnam."

Come è strana la guerra e come è strano l'amore
ti fan partire la testa e hai già scordato le parole
così i soldati caduti sembran ridenti sotto il sole
e quelli invece tornati, di notte si svegliano e cantano per ore.

"Giorno 31, però il mese non lo so più
m'è passato di mente, quel posto l'hai occupato tu
agli statunitensi vorrei parlare di te
non sai quanto è difficile, non mi capiscono granché
mi dicono che la guerra ti cambia, ma forse non è così
forse qualcosa rimane perché ti penso forte, forte anche da qui."

Sotto i tornelli della metropolitana
cammina una donna mentre pensa alla sua storia
a quell'uomo partito per la guerra del Vietnam
e poi mai più rivisto, chissà se Dio sa dove sarà
se in qualche tavola calda o tra gli sgabelli dei bar
ma poi lo vede seduto, una lacrima le divide il viso in due metà.

Come è strana la guerra e come è strano l'amore
ti fan partire la testa e hai già scordato le parole
così i soldati caduti sembran ridenti sotto il sole
e quelli invece tornati, di notte si svegliano e cantano per ore

Fulvio seduto con le spalle addosso al muro
vede la lacrima e la sente forte e chiaro
quel vecchio straccione ascoltato da nessuno
ma a lui cosa importa, oramai è al sicuro
Lei s'avvicina, quante invernate son passate già
gli dice all'orecchio: "la guerra ti cambia ma l'amore di più."



Credits
Writer(s): Federico Ginocchi
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