Sospeso
Percepisco un contegno, degno della mia mente e fluttuo
Muto nella forza ma distende le mie forze e sfrutto
Ora vedo tutto, costrutto del mondo che butto
Per fare spazio ad un altro strazio in un istante a lutto
Sarà uno scontro col maltolto che contorto si dimena
Per prendere posizione si sistema
All'interno di un sistema che esisteva da quei tempi
Che io non ricordo più, ma che sempre più contempli
Ma adesso, sono conteso con l'ossesso di sospendere
Ideali favorendone sconforto
Quanto tempo ti porto, nella tavola di cenere
Che venero da quando credevo di essere morto
Riporto il mio pensiero ad uno zenith che ricordo
Mentre arrivo alla realizzazione di essere risorto
Sono frutto di una Storia che nel suo percorso storto
È testimone miserevole del giorno in cui demordo
Sento i morsi della fame di sapere e qui dall'alto
Osservo il mio destino, il dipanarsi di un filo corvino
Corre tra i vicoli e da vicino corrode l'asfalto
Porterà a questo il mio fato meschino
Quasi congelata nel terrore di brusca caduta
Muta la mia lingua biforcuta parole tramuta
In versi, neologismi che descrivono universi
Sarà questo il miglior modo per poi rivedersi
Livello le malizie che subisci e ciò che dici
Nelle tue radici c'è il motivo delle cicatrici
Sfondo quelle cornici che ritraggono gli amici
Dare gioia agli infelici trascorsi tra i sacrifici
Ribadiscono che sono mistica ma è solo essenza
È senescenza, si prospetta dinanzi a me con pazienza
Sprazzi di conoscenza però senza un'eminenza
Che ti guidi in questo plenilunio di concupiscenza
Nasce e perisce sapendo che colpo ferisce
Avvilisce ciò che concepisce tra le nere bisce
Usciere di diverse sere dove cucio scismi
Assimilo il mio solipsismo mentre ammiro cataclismi
Ho visto uomini e coorti, però tu mi confondi
Non so come ti permetti e ti presenti con diversi volti
Tu ne senti molti, spiazzandomi conversi i conti
Adesso rispondimi, sei aperta o non avverti i monti?
Dentro gli orizzonti che il tuo sguardo non raggiunge
Io non ti rispondo, solo tu sei l'essere fecondo
Mai secondo al desiderio che nel fianco sempre punge
Non appaio casualmente solo per mostrare il fondo
Eppure il fondo già lo vedo come vedo già la fine
Anzi già l'ho superato nel cercare tra le rime
Tra le righe di significati persi tra pedine
Di una sadica scacchiera e il giocatore si reprime
Però aspetta a dare soluzioni, dammi ascolto
Il senno capovolto porta spirito distorto ad esser morto
Assolto dai miei limiti mi chiedo quindi come superare
Il naturale concatenare i miei lividi
Nel giorno in cui mi vidi mi distinsi da quei primitivi
Segni distintivi ed istintivi, frutti degli ulivi
Privi di sé stessi s'incolonnano in vita lascivi
Esistenze senza bivi, a malapena sopravvivi
Redivivi pure se redimi sono i sentimenti
Dimmi quindi ciò che non dirimi quando so che menti
Altrimenti chi metteresti al timone d'innocenti
Santi inesistenti o peccatori realmente coscienti
Ora non riesci a capirmi, nonostante mi rappresenti
Io credevo che potessi carpirne i momenti
Rassegnato invece a cupi intenti a quanto pare
Sarò vittima per sempre di tempeste in questo mare
In perenne naufragio, ma non ti preoccupare
Alla fine cerco solo un ramo per non affogare
Quando devo regatare per momenti che mi devo regalare
Però devo regolare ogni frammento
Perorare e deflagrare ogni tormento tanto che ne creo degli altri
Mi sembrano così alti, e tu mi assalti
Fermo, non ho mai detto che quest'esistenza
Assista quell'oblio dov'eravamo entrambi reticenza
Tu mi uccidi, oppure mi cambi la forma
Intanto che sorridi sentendo il canto della torma
Ti dice in maniera subliminale che io sono morte
Ma tu lo nascondi per rendermi tuo consorte
Infatti molte volte mi ritrovo perso eppure
Io non so mai come ma seguendo le mie voglie oscure
Striscio tra le mie lacune, schivo lo scudiscio
Le mie mille erranti lune fanno andare tutto liscio
È su questo largo scoglio che vuoi marcire la mente?
Menti a te stesso, io lo so vedendo il mio riflesso
Eppure ti son stretto, chiamami pure ossesso
Aspetterò la fine per scrutarti lentamente
Muto nella forza ma distende le mie forze e sfrutto
Ora vedo tutto, costrutto del mondo che butto
Per fare spazio ad un altro strazio in un istante a lutto
Sarà uno scontro col maltolto che contorto si dimena
Per prendere posizione si sistema
All'interno di un sistema che esisteva da quei tempi
Che io non ricordo più, ma che sempre più contempli
Ma adesso, sono conteso con l'ossesso di sospendere
Ideali favorendone sconforto
Quanto tempo ti porto, nella tavola di cenere
Che venero da quando credevo di essere morto
Riporto il mio pensiero ad uno zenith che ricordo
Mentre arrivo alla realizzazione di essere risorto
Sono frutto di una Storia che nel suo percorso storto
È testimone miserevole del giorno in cui demordo
Sento i morsi della fame di sapere e qui dall'alto
Osservo il mio destino, il dipanarsi di un filo corvino
Corre tra i vicoli e da vicino corrode l'asfalto
Porterà a questo il mio fato meschino
Quasi congelata nel terrore di brusca caduta
Muta la mia lingua biforcuta parole tramuta
In versi, neologismi che descrivono universi
Sarà questo il miglior modo per poi rivedersi
Livello le malizie che subisci e ciò che dici
Nelle tue radici c'è il motivo delle cicatrici
Sfondo quelle cornici che ritraggono gli amici
Dare gioia agli infelici trascorsi tra i sacrifici
Ribadiscono che sono mistica ma è solo essenza
È senescenza, si prospetta dinanzi a me con pazienza
Sprazzi di conoscenza però senza un'eminenza
Che ti guidi in questo plenilunio di concupiscenza
Nasce e perisce sapendo che colpo ferisce
Avvilisce ciò che concepisce tra le nere bisce
Usciere di diverse sere dove cucio scismi
Assimilo il mio solipsismo mentre ammiro cataclismi
Ho visto uomini e coorti, però tu mi confondi
Non so come ti permetti e ti presenti con diversi volti
Tu ne senti molti, spiazzandomi conversi i conti
Adesso rispondimi, sei aperta o non avverti i monti?
Dentro gli orizzonti che il tuo sguardo non raggiunge
Io non ti rispondo, solo tu sei l'essere fecondo
Mai secondo al desiderio che nel fianco sempre punge
Non appaio casualmente solo per mostrare il fondo
Eppure il fondo già lo vedo come vedo già la fine
Anzi già l'ho superato nel cercare tra le rime
Tra le righe di significati persi tra pedine
Di una sadica scacchiera e il giocatore si reprime
Però aspetta a dare soluzioni, dammi ascolto
Il senno capovolto porta spirito distorto ad esser morto
Assolto dai miei limiti mi chiedo quindi come superare
Il naturale concatenare i miei lividi
Nel giorno in cui mi vidi mi distinsi da quei primitivi
Segni distintivi ed istintivi, frutti degli ulivi
Privi di sé stessi s'incolonnano in vita lascivi
Esistenze senza bivi, a malapena sopravvivi
Redivivi pure se redimi sono i sentimenti
Dimmi quindi ciò che non dirimi quando so che menti
Altrimenti chi metteresti al timone d'innocenti
Santi inesistenti o peccatori realmente coscienti
Ora non riesci a capirmi, nonostante mi rappresenti
Io credevo che potessi carpirne i momenti
Rassegnato invece a cupi intenti a quanto pare
Sarò vittima per sempre di tempeste in questo mare
In perenne naufragio, ma non ti preoccupare
Alla fine cerco solo un ramo per non affogare
Quando devo regatare per momenti che mi devo regalare
Però devo regolare ogni frammento
Perorare e deflagrare ogni tormento tanto che ne creo degli altri
Mi sembrano così alti, e tu mi assalti
Fermo, non ho mai detto che quest'esistenza
Assista quell'oblio dov'eravamo entrambi reticenza
Tu mi uccidi, oppure mi cambi la forma
Intanto che sorridi sentendo il canto della torma
Ti dice in maniera subliminale che io sono morte
Ma tu lo nascondi per rendermi tuo consorte
Infatti molte volte mi ritrovo perso eppure
Io non so mai come ma seguendo le mie voglie oscure
Striscio tra le mie lacune, schivo lo scudiscio
Le mie mille erranti lune fanno andare tutto liscio
È su questo largo scoglio che vuoi marcire la mente?
Menti a te stesso, io lo so vedendo il mio riflesso
Eppure ti son stretto, chiamami pure ossesso
Aspetterò la fine per scrutarti lentamente
Credits
Writer(s): Alessandro Berti, Anthony Gatto
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