Il Caffè Dei Treni Persi
Io la mattina mi alzo stanco, io la mattina mi alzo affranto,
quando penso a quello che devo fare oggi alle tre,
quando penso che anche oggi pane miele ed un caffè.
Certi giorni siamo un treno lento, certi giorni siamo un faro spento,
e ti chiedon di brillare ma le nuvole sul mare
non le gusti se tu illumini una tazza di caffè.
È il rimorso che fischia nella cuccuma, è il rimpianto che verso nella chicchera,
quest'arido caffè che non riesco a deglutire.
Guerra lampo, guerra di frontiera. Ma quanto manca ad arrivare a sera?
Stessi volti, stessa cera, stessa fame, stessa cena,
stessa ipocrisia di scena che borbotta il suo cliché.
Ma questa sera, cara signorina, dopotutto non è così buia,
è come un bacio di gianduia che ci abbindola e ci inchina,
sotto questa grande luna che si specchia nel caffè.
È il rimorso che fischia nella cuccuma, è il rimpianto che verso nella chicchera,
quest'arido caffè che non riesco a deglutire.
E come un cane abbaio ad un lampione, che accende e spegne la mia confusione,
Dietro questa notte tarda che mi scopre e mi sbugiarda,
con il passo del coglione ancora in cerca del perché.
Ma se quel giorno ma se quell'istante, così vicino, così distante,
quella mattina a colazione dentro il bar della stazione
senza testa né ragione io le avessi chiesto un tè.
È il rimorso che fischia nella cuccuma, è il rimpianto che verso nella chicchera,
quest'arido caffè che non riesco a deglutire.
quando penso a quello che devo fare oggi alle tre,
quando penso che anche oggi pane miele ed un caffè.
Certi giorni siamo un treno lento, certi giorni siamo un faro spento,
e ti chiedon di brillare ma le nuvole sul mare
non le gusti se tu illumini una tazza di caffè.
È il rimorso che fischia nella cuccuma, è il rimpianto che verso nella chicchera,
quest'arido caffè che non riesco a deglutire.
Guerra lampo, guerra di frontiera. Ma quanto manca ad arrivare a sera?
Stessi volti, stessa cera, stessa fame, stessa cena,
stessa ipocrisia di scena che borbotta il suo cliché.
Ma questa sera, cara signorina, dopotutto non è così buia,
è come un bacio di gianduia che ci abbindola e ci inchina,
sotto questa grande luna che si specchia nel caffè.
È il rimorso che fischia nella cuccuma, è il rimpianto che verso nella chicchera,
quest'arido caffè che non riesco a deglutire.
E come un cane abbaio ad un lampione, che accende e spegne la mia confusione,
Dietro questa notte tarda che mi scopre e mi sbugiarda,
con il passo del coglione ancora in cerca del perché.
Ma se quel giorno ma se quell'istante, così vicino, così distante,
quella mattina a colazione dentro il bar della stazione
senza testa né ragione io le avessi chiesto un tè.
È il rimorso che fischia nella cuccuma, è il rimpianto che verso nella chicchera,
quest'arido caffè che non riesco a deglutire.
Credits
Writer(s): Loro Francesco
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